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Di Francesco Greco abbiamo pubblicato tanti verbali, all’indomani dell’acquisizione nel processo abbreviato di “Reset“, in corso di svolgimento nell’aula bunker di Catanzaro, ma le parole utilizzate dal pubblico ministero Vito Valerio, durante la sua requisitoria, danno un senso del lavoro investigativo svolto finora dalle forze dell’ordine contro le attività illecite poste in essere dalla ‘ndrangheta cosentina.
Sul pentito, la Dda di Catanzaro ha detto tante cose soprattutto dopo il passo indietro di Roberto Porcaro, probabilmente rimasto sorpreso dalla decisione del suo ex “braccio destro” di collaborare con la giustizia. Sebbene l’attendibilità di Francesco Greco sia ancora al vaglio dell’autorità inquirente, la procura antimafia individua un fatto che potrebbe valorizzare il suo apporto collaborativo.
La Dda di Catanzaro sul pentito Francesco Greco
«Francesco Greco ha iniziato a collaborare con l’autorità giudiziaria il primo agosto di quest’anno» ha detto il pm antimafia Vito Valerio. «Siamo ancora in una fase embrionale della sua collaborazione, sono in corso i 180 giorni, gli interrogatori che ha reso nelle parti di interesse sono stati depositati e acquisiti, stante l’assoluta necessità di utilizzare al fine della decisione. Francesco Greco risponde dell’associazione come partecipe nel gruppo Porcaro o uomo di fiducia dello stesso, risponde poi della tentata estorsione» a un’attività di Marano, «in concorso con Roberto Porcaro e sempre in concorso con Porcaro risponde della tentata estorsione» a un’altra azienda cosentina, «della tentata estorsione» ai danni di due fratelli imprenditori e «risponde anche egli dell’esercizio abusivo di attività finanziaria al capo 20», di due presunte usure e infine «della vicenda estorsiva contestata ai capi 35 e 36» e «dell’estorsione della concorrenza illecita ai capi 80 e 81, in riferimento alla vicenda della Security XXL di Giuseppe Caputo».
Approccio dichiarativo differente
Secondo la Dda di Catanzaro, il quadro probatorio di Francesco Greco «è esaustivo», non avendo avuto «alcun intoppo nella fase cautelare, valutazioni sostanzialmente granitiche sul profilo della gravità indiziaria, del resto anche Roberto Porcaro su di lui e prima che lui collaborasse ha reso delle dichiarazioni che si aggiungono al compendio intercettivo e dichiarativo dei collaboratori di giustizia. Quello che preme evidenziare in questa fase è il suo differente approccio dichiarativo, un approccio dichiarativo che è completamente opposto rispetto a quello di Roberto Porcaro. Alcuna strategia al momento si cela dietro le sue dichiarazioni, alcun intento calunniatore, siamo ancora in una fase, come detto, embrionale di raccolta delle sue dichiarazioni, ma c’è un dato che rende già sin d’ora apprezzabile la sua credibilità, è la vicenda del capo 34».
L’usura a Giuseppe Caputo
«Lui figura», ha spiegato il pm Valerio riferendosi a Francesco Greco, «nelle intercettazioni che vedono Roberto Porcaro mettere sotto usura Giuseppe Caputo, Francesco Greco compare come intermediario, non gli viene elevata alcuna contestazione, non compare come concorrente del reato di usura, eppure nelle dichiarazioni che lui rende sulla vicenda complessiva, ancorché questa vicenda non gli venga contestata in Reset, ammette pacificamente di aver collaborato con Roberto Porcaro quantomeno nella raccolta dei soldi da parte di Giuseppe Caputo e di avergli portato delle imbasciate, nella consapevolezza che si trattasse di un rapporto usurario. Ecco, questo è un approccio dichiarativo che rende, diciamo, sereno, trasparente, sincero Francesco Greco in questa fase e che, sebbene ad avviso dell’ufficio di Procura, ancora non siano concedibili in questa fase le attenuanti speciali della collaborazione».
Il ferimento di Pierino Perna
Per il magistrato antimafia al pentito Francesco Greco potrebbero essere concesse le circostanze generiche rispetto alla sua posizione. «Sull’attendibilità della sua dichiarazione, come detto, siamo ancora in una fase iniziale, però colgo l’occasione con il precisare che una fonte di riscontro ci viene offerta proprio dalla produzione documentale fatta in data odierna proprio nell’interesse di Giuseppe Caputo, laddove viene allegato un estratto, relativo alla denuncia, o meglio, all’annotazione di servizio della Stazione Carabinieri di Rende, laddove si conferma l’esistenza della vicenda relativa al ferimento di Pierino Perna, ancorché in riferimento a questa vicenda il tempo non sia quello indicato nel 2017, ma sia del 2015 ma indipendentemente dalla data specifica del fatto, quello che rileva è che è un elemento a riscontro sull’esistenza di questo fatto, raccontato dal collaboratore di giustizia».