Uno zoo al Parco Robinson di Rende. Una vecchia idea della Federazione Riformista diventa oggi nuovo motivo di scontro con il Laboratorio Civico. Il sentore, o meglio la speranza, che i commissari possano lasciare presto il Municipio alimenta questa sorta di campagna elettorale sui generis, senza un orizzonte concreto a cui votarsi. Finché il Ministero non metterà la parola fine all’assenza di un governo cittadino democraticamente eletto, si potrebbe benissimo parlare anche di clima da guerra fredda (politicamente parlando) tra Manna e Principe. A Rende tutto sembra essere di contorno, compreso il silente centrodestra in attesa che il Governatore Roberto Occhiuto indichi la data del referendum per la città unica.

Parco Robinson di Rende, l’idea dello zoo

Nei giorni scorsi la Federazione Riformista ha ribadito il proprio pensiero critico su come sono stati impiegati i fondi di Agenda Urbana al Parco Robinson di Rende. «E’ una riconosciuta grande opera dei riformisti» hanno detto, aggiungendo che «la tipologia di sentieri non è adeguata per un parco, ma di solito utilizzati nei centri urbani». «Ben 720 mila euro per realizzare – evidenziano – una rampa di accesso al vecchio ponte ferroviario in ferro, ristrutturato dal Comune di Cosenza ed, inoltre, il rifacimento di tutti i camminamenti pedonali con giochetti architettonici, per giustificare spese sostanzialmente inutili, camminamenti definiti misteriosamente “percorsi sensoriali” per buttare fumo negli occhi del popolo distratto».

I principiani a questo ricordano quanto avevano proposto: utilizzare il finanziamento dell’Agenda Urbana per rifare del Parco Robinson di Rende un attrezzato e suggestivo zoo. «Questo – dicono – con tanti animali domestici che avrebbero rappresentato un’attrattiva per le famiglie dell’area urbana ed anche per visitatori provenienti da altre zone della Calabria, così come è avvenuto per tanti anni». A loro avvisto «bastava progettare il potenziamento del Parco Robinson del buon tempo andato, quando in esso si potevano osservare ed ammirare cavalli, pony, caprette, daini, pavoni, fagiani, pappagalli, ecc., oltre alle numeroseanatre ed oche presenti nei laghetti, ricchi di trote e pesci rossi».

«Per fortuna non abbiamo raccolto il loro consiglio»

«Per fortuna, la proposta di costruire uno zoo all’interno del Parco Robinson non ha mai avuto seguito. Invece, è stata scelta un’alternativa più etica e sostenibile: un percorso sensoriale arricchito da un’illuminazione a LED con risparmio energetico». La risposta del Laboratorio Civico segna un nuovo atto dell’incompatibilità di fondo tra i due schieramenti politici rendesi. «Questo approccio rappresenta di certo un modo più rispettoso di interagire con la natura, senza costringere gli animali a vivere in gabbie e senza sfruttarli per il divertimento umano. Un percorso sensoriale – dicono i manniani – offre un’esperienza immersiva, stimolando i sensi e sensibilizzando i visitatori sulla biodiversità e l’importanza della conservazione degli ecosistemi. Attraverso suoni, odori e immagini, è possibile educare il pubblico al rispetto per l’ambiente e alla protezione della fauna, senza causare sofferenza agli animali».

«Come mai i Riformisti tornano a fine estate con la storia dello zoo? Come mai? Forse si sono accorti di aver dimenticato di indicare anche questo alla commissione di accesso?» le domande che pongono sarcasticamente dal Laboratorio. «Il fatto che ancora oggi si torni a riesumare l’idea antiquata di uno zoo, come se volessimo far rivivere i dinosauri, la dice lunga sulla miopia del programma dei cosiddetti riformisti. È evidente – conclude la squadra di Marcello Manna – che c’è ancora una resistenza a guardare al futuro con una mentalità veramente progressista. La vera sfida sta nell’adottare soluzioni innovative e rispettose dell’ambiente, che mettano al centro la sostenibilità, l’educazione e il benessere di tutte le forme di vita».