Non c’è soltanto la vicenda giudiziaria, da qualche tempo a questa parte sullo scioglimento del consiglio comunale di Rende si addensano anche nubi politiche. E’ il movimento Laboratorio Civico, che fa riferimento a Marcello Manna, che parla da tempo di infiltrazioni politiche in questa vicenda. Dietro questo pensiero ovviamente c’è un teorema ovvero che il centrodestra, attualmente al Governo, abbia in qualche modo brigato per togliere di mezzo l’amministrazione Manna. 

Il motivo è presto detto: la futura realizzazione della città unica fra Cosenza, Rende e Castrolibero. Un’operazione che il centrodestra sta portando avanti con un certo vigore al punto che presto verrà approvata dal consiglio regionale la legge per indire il referendum su questa fusione. Il ragionamento di quelli di Laboratorio Civico è il seguente. A Cosenza, che è città capoluogo, l’operazione conviene perchè la città da tempo sta perdendo abitanti e anche un ruolo direzionale. A Castrolibero c’è un rapporto particolare con il dominus politico ovvero Orlandino Greco che si può portare a più miti consigli. Unico inciampo verso l’operazione è appunto Rende che ha la forza e l’autonomia politica per mettersi di traverso. Da qui il tentativo di arrivare allo scioglimento del Comune per evitare le resistenze dell’amministrazione comunale d’oltre Campagnano.

Come ogni teorema anche questo va provato e gli ex amministratori di Rende da tempo sono alla ricerca della “pistola fumante” ovvero della prova a supporto di questa tesi. Compito non facile visto che ancora non è stata diffusa la relazione che ha portato allo scioglimento del Comune.

L’ex assessore Domenico ZIccarelli ritiene però di aver trovato qualcosa di più di un indizio nella relazione del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica tenutosi in Prefettura. Al comitato partecipano di diritto sia il sindaco della città capoluogo sia il presidente della Provincia che sono chiamati ad esprimere il si o il no allo scioglimento. Quando vi fu la prima commissione d’accesso a Rende, Mario Oliverio, che all’epoca era presidente della Provincia, difese con le unghie e con i denti Rende (qui la sua testimonianza https://www.cosenzachannel.it/2023/11/06/rende-scioglimento-mafia-prefetto/). Invece non si sa bene come abbia votato l’attuale presidente della Provincia, Rosaria Succurro. Ziccarelli nei giorni scorsi ha postato una pagina della relazione di quel comitato da dove emergono due cose. La prima è che il sindaco di Cosenza, Franz Caruso, si è astenuto sostenendo di non aver letto le carte delle inchieste su cui si fondava la relazione. Ziccarelli pensa ad un errore materiale di chi ha stilato la relazione visto che Caruso ha sempre affermato, anche in pubblico, di aver espresso voto contrario allo scioglimento. Non solo. Ma la lettura delle carte c’entra fino ad un certo punto visto che Caruso era a quel tavolo non come penalista, ma come sindaco. Era chiamato più ad un giudizio politico che tecnico.

Ma l’aspetto principale che sottolinea Ziccarelli è il secondo. Da quello stralcio della relazione non si legge la posizione della Succurro. E questo è il vero nodo politico. Bisogna ricordare infatti che la Succurro non è solo Presidente della Provincia, ma anche sindaco a San Giovanni in Fiore e presidente regionale dell’Anci, l’associazione dei sindaci. Per tutti questi ruoli, conoscendo il dibattito sempre acceso in Italia sui limiti della legge sullo scioglimento dei Comuni, avrebbe dovuto esprimere voto contrario. Se non l’ha fatto ecco dimostrato il teorema di Laboratorio Civico. Lo scioglimento è stato dettato anche da “infiltrazioni politiche” come dice Ziccarelli. Tesi suggestiva che però fa a pugni con quanto si legge nello stralcio che lo stesso ex assessore di Rende pubblica sui social. Nell’immagine si legge che “[…] i vertici delle Forze di Polizia, in particolare, hanno rimarcato come nell’ampia disamina delle risultanze dell’indagine si ritrovi una conferma di quanto traspariva dalle risultanze dell’operazione Reset che avevano condotto alla proposta di accesso al Comune, nonchè come emerga una chiara contaminazione mafiosa che coinvolge l’Amministrazione comunale nel suo complesso, vuoi nella componente gestionale, vuoi soprattutto in quella politica, tanto che alcuni amministratori comunali sono risultati coindagati per scambio elettorale politico-mafioso e con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa”.

Per conoscere la verità bisognerebbe leggere la relazione che ha portato allo scioglimento. La relazione però è secretata e non è stata notificata nemmeno ai diretti interessati.