Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Il Comune di Rende, per mano dei tre commissari, ha messo in atto la macchina amministrativa per recuperare i crediti vantati dall’Ente. Santi Giuffrè, Rosa Correale e Michele Albertini puntano a fare cassa riscuotendo fino a 40 milioni. Ad ogni modo, sono fioccate censure da tutto quello che fu l’ex consiglio comunale fino allo scioglimento. La triade, in questo caso, si è attirata critiche da parte del Laboratorio Civico da un lato e dalla Federazione Riformista, Attiva Rende e Innova Rende dall’altro.
Laboratorio Civico: «A Rende aggressione indiscriminata a cittadini e imprese»
«La città di Rende si trova ormai commissariata da oltre un anno e mezzo, e la gestione straordinaria sembra essere diventata un paradossale laboratorio di inefficienza e vessazione. L’amministrazione Manna nonostante le difficoltà, era riuscita a risollevare il Comune da una grave situazione di predissesto finanziario senza gravare ulteriormente su cittadini e imprese. In un momento di estrema difficoltà come quello della pandemia – ricorda il Laboratorio Civico – aveva saputo bilanciare rigore e umanità, rallentando la riscossione coatta dei tributi per venire incontro alle esigenze di chi, con enormi sacrifici, cercava di sopravvivere in un contesto economico disastroso. Quell’approccio equilibrato aveva segnato un cammino virtuoso: risanare le casse senza schiacciare chi produce ricchezza e chi paga le tasse».
«Oggi, invece, la situazione è ribaltata – dicono i manniani lanciando l’atto di accusa -. I commissari straordinari, che avrebbero dovuto continuare su quella strada, sembrano aver adottato un metodo diametralmente opposto: l’aggressione indiscriminata contro cittadini e imprese. Si registrano metodi di riscossione tributi che non trovano precedenti in nessun comune italiano. È legittimo chiedersi: siamo di fronte a un esperimento di vessazione fiscale mascherato da “rigore amministrativo”? Si sta giocando con la sopravvivenza economica della città, sacrificando sul piatto del bilancio la fiducia e la dignità dei contribuenti».
Poi ancora: «Le imprese, già provate da anni di crisi, vengono colpite con notifiche coatte, ingiunzioni e pignoramenti che sembrano progettati più per terrorizzare che per riscuotere equamente. E i cittadini? Subiscono lo stesso trattamento, in un contesto dove il dialogo sembra essere stato sostituito da un freddo formalismo burocratico che ignora completamente il tessuto sociale. E tutto questo mentre aleggia l’ombra della futura “Città Unica”. Si percepisce chiaramente che la preoccupazione principale sia non ereditare i debiti di altri comuni, ma resta un buco nero di informazioni sulle reali condizioni delle casse del Comune di Rende.
«Qual è lo stato di salute finanziaria oggi? – si chiede il Laboratorio Civico -. Su cosa si sta basando questa presunta strategia di risanamento? La trasparenza, in questo quadro, sembra un concetto del passato, sacrificato sull’altare di una gestione che si nasconde dietro la parola “straordinarietà”. Quello che emerge è una gestione miope e priva di visione, che rischia di distruggere le fondamenta del rilancio economico costruite con sacrificio negli anni scorsi. Rende non può permettersi di diventare un esempio negativo nella gestione commissariale, né di trasformarsi in un deserto economico per colpa di politiche fiscali che rasentano il dilettantismo».
«La città ha bisogno di risposte, non di vessazioni – ribadiscono gli esponenti del gruppo che fu il pilastro dell’amministrazione Manna -. I cittadini e le imprese meritano un’amministrazione che li tuteli, non che li schiacci. E soprattutto, è urgente una presa di posizione forte, decisa, per impedire che Rende diventi un caso emblematico di cattiva amministrazione mascherata da “rigore”. Si stava uscendo dal predissesto senza aggredire chi vive e lavora qui: perché oggi si è scelto di distruggere quanto faticosamente costruito?».
Federazione Riformista: «I crediti vantati da Rende? Speriamo non facciano la fine di quelli cestinati da Valiante»
Non sono da meno i toni utilizzati dalla Federazione Riformista, da Attiva Rende e Innova Rende sui crediti che i commissari vogliono riscuotere in città. «In una relazione sullo stato delle finanze a Rende, inviata a suo tempo agli organi di stampa e notificata ai signori Commissari del comune di Rende nel mese di aprile di quest’anno, avevamo avvertito i decisori rendesi pro-tempore della necessità di provvedere al recupero di circa 40 milioni di euro di crediti accertati – ricordano -. Perché non si è fatto nulla in questo lasso di tempo?».
Il timore dei principiani è presto espletato. «Non vorremmo che i 40 milioni di euro di crediti di cui si è detto, facciano la fine dei 16 milioni di euro di crediti, accertati dalla Maggioli, cestinati dal Commissario dott. Valiante negli anni 2013-2014, al fine, ormai chiaro e scoperto, di chiedere il predissesto, che si poteva facilmente evitare recuperando i predetti crediti di 16 milioni di euro. Ed, infatti, il piano di riequilibrio presentato dal dott. Valiante, quotava 16 milioni di euro, di cui 4 milioni per eventuali esiti negativi di controversie giudiziarie».
«Questa brutta esperienza di gestione commissariale – dicono le tre sigle – ci auguriamo non si ripeta, pur dovendo, con dispiacere, constatare che la città è trascurata presentando un evidente deficit di manutenzione e carenze in tutti i servizi, a voler tacere del mancato e/o errato utilizzo delle opportunità di sviluppo offerta dal PNRR».