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Uno sfogo, quello del primario di Malattie Infettive di Cosenza, Antonio Mastroianniche dalla sua pagina Facebook ha condiviso un video registrato stamattina su corso Mazzini. Nelle immagini si vede un gruppo di avventori di un bar del centro che consuma ai tavolini senza rispettare le distanze di sicurezza e senza mascherine.
«Un video breve ma fin troppo eloquente sul “buon senso” dei cittadini, mentre medici, microbiologici ed infermieri lottano tuttora contro il Covid! – scrive il primario Mastroianni -. Le immagini sono state riprese su uno dei tratti più centrali della centralissima corso Mazzini in piena Fase 2… distanza tra gli avventori del bar non rispettata, mascherine inesistenti… ogni commento credo sia più che superfluo… ma sappiate che in ospedale siamo stremati». Dello stesso parere anche il cardiologo Gianluca Filice, anche lui via facebook l’ha detto chiaramente che così non si va da nessuna parte. (GUARDA QUI IL VIDEO)

L’intervista al sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto
Il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, ammette che la confusione degli ultimi giorni, segnata dai botta e risposta tra Regione e governo centrale ha disorientato, non poco, cittadini e forze dell’ordine, ma non è contrario alle aperture perché, dice, «se continua il lockdown andremo presto incontro a ben altre conseguenze, psicologiche e sociali».
Sindaco, la guerra si è trasferita sui social, persone a passeggio o sedute al tavolino di un bar senza protezioni, sono diventate bersagli.
«Le disposizioni dicono che si può stare all’aperto, alla distanza di un metro dalle altre persone, anche senza mascherina – che tra l’altro non è un presidio obbligatorio comunque -, quindi dobbiamo attenerci a queste prescrizioni. Stamattina ho fatto un giro per Cosenza e non ho visto assembramenti, devo dire la verità».
Ma le forze dell’ordine come si stanno muovendo per assicurare che tutto sia a norma?
«Il problema è che è anche difficile effettuarli questi controlli perché non ci sono prescrizioni precise a cui fare riferimento; quello che conta è far capire alle persone che sì, possono uscire, ma questo non significa che il virus sia scomparso».
La popolazione è spaccata: ci sono quelli che restano blindati a casa per paura di essere contagiati, quelli che escono solo per prendere un po’ d’aria bardati dalla testa ai piedi, quelli che consumano un aperitivo al tavolo di un bar.
«La paura è quella che ha permesso di fermare tutto nel periodo del picco, in Italia. Ora però dobbiamo entrare nella fase in cui la vita deve riprendere. Io non ho fatto il sindaco sceriffo, non ho emanato alcuna ordinanza su ulteriori chiusure o aperture, proprio per evitare ulteriore caos. Hanno fatto tutto Conte e la Santelli».
Come si riparte?
«Oggi in Lombardia ci sono solo 500 positivi, la metà del totale dei casi dall’inizio dell’emergenza in Calabria, quindi è giusto che il governo tenga presente questo dato per rimodulare le aperture. Non credo che se al Nord ci fossero stati pochi contagi e a Sud tanti, ci avrebbero aspettato. Il punto è che, ora come ora, c’è una grossa confusione al livello nazionale e un bombardamento mediatico controproducente».
Però questa guerra a distanza tra Santelli e Conte non ha aiutato.
«Un minimo di raccordo ci vuole, anche perché esiste un tavolo permanente tra Regioni e governo, quindi non è che le Regioni non parlino col premier. Poi ognuno adotta il comportamento politico che crede. Io dico che si poteva programmare un mese prima cosa aprire e come. Fosse dipeso da me avrei dato il via libera anche a parrucchieri ed estetiste, laboratori, dentisti. Ma perché l’operaio della fabbrica, che lavora a stretto contatto con i colleghi, può lavorare e gli altri no? Il rischio ci sarà anche tra un mese».
All’atto pratico, se voglio prendere un caffè al bar, lo scrivo sul modulo ed esco?
«No, non può. Si può dichiarare di uscire per uno dei motivi prescritti e poi magari lungo la strada si può passare dal bar. Almeno credo, ripeto, c’è molta confusione e anche le forze dell’ordine stanno facendo fatica».
Insomma che dobbiamo fare?
«Se Conte tre giorni prima dice una cosa, e poi dopo due giorni dopo la Santelli ne dice una diversa, le persone non sanno a chi dare ascolto. Il punto è che non si può neanche esercitare un’azione di controllo troppo rigida ma neanche troppo blanda. Quotidianamente ricevo centinaia di messaggi da parte di cittadini che mi inviano segnalazioni di gente che passeggia col cane, o mi chiedono se possono andare a messa o al cimitero, io cerco di rispondere come posso, poi accade che un giorno arriva un’ordinanza che permette di fare colazione al bar, e allora mi chiedo: che controlli possiamo fare?».
Anche le informazioni mediche sono discordanti.
«Anche i medici credo debbano fare i medici, e lasciare da parte ogni altra considerazione; il problema è che in questa situazione abbiamo assistito all’invasione di campo di ogni categoria in ogni settore. Fino a quando non arriverà un farmaco o un vaccino non ne usciremo, dobbiamo metterci l’anima in pace».