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La crisi economica che sta colpendo l’Italia in generale ha effetti devastanti sulle Piccole e Medie Imprese (PMI), ma in Calabria la situazione sembra assumere contorni particolarmente allarmanti. La presidente della Filiera Salute della Confapi Calabria, Candida Tucci, ha recentemente lanciato un grido di allarme, mettendo in evidenza come la congiuntura economica stia mettendo a dura prova un settore essenziale, come quello dell’assistenza sanitaria e socio-assistenziale.
Il quadro che emerge è quello di una crescente difficoltà a operare per le piccole strutture che si occupano di welfare, un settore che, purtroppo, soffre anche per la pesantezza burocratica e per i ritardi nei pagamenti da parte delle amministrazioni pubbliche. “L’economia sommersa, la tendenza al risparmio privato e la scarsa propensione al consumo” sono, secondo Tucci, fattori che ostacolano la crescita economica, ma che colpiscono meno il settore dell’assistenza, essendo un settore per sua natura più stabile, in quanto legato ai bisogni essenziali di salute.
Tuttavia, sebbene la domanda di prestazioni socio-assistenziali sia relativamente meno sensibile alle fluttuazioni economiche, le strutture calabresi si trovano a fronteggiare altre difficoltà. Il vero problema risiede nella complessità e nella lentezza della burocrazia, che crea ostacoli significativi nella gestione delle risorse. Le strutture che erogano servizi socio-assistenziali sono infatti costrette a interagire con gli Ambiti Territoriali Sociali (ATS), che sono raggruppamenti di comuni incaricati della gestione delle politiche sociali. Questa interazione, però, rende difficile per le strutture fatturare regolarmente e avere la liquidità necessaria per continuare a operare in modo efficiente.
Uno degli effetti più gravi di questa situazione è che le strutture assistenziali non possono utilizzare strumenti finanziari come l’anticipo su fattura pro-soluto e pro-solvendo, utili per far fronte a problematiche di liquidità. Inoltre, il ritardo nel riconoscimento dei crediti rende difficile la pianificazione finanziaria delle strutture, aggravando ulteriormente la loro situazione. Questo, a sua volta, ha un impatto diretto sulla qualità dei servizi erogati, che rischiano di non rispettare gli standard minimi previsti dalle normative regionali e nazionali.
Le strutture socio-assistenziali calabresi, pur svolgendo un ruolo cruciale nella coesione sociale e nell’assistenza alle fasce più deboli, sono in un stato di stallo che impedisce loro di operare al meglio delle proprie possibilità. La mancanza di una visione unitaria e la scarsa integrazione tra i settori socio-sanitario e assistenziale contribuiscono a un quadro di incertezza e disorganizzazione. Questa difficoltà di coordinamento tra i vari enti e strutture territoriali è uno degli elementi che aggravano ulteriormente la situazione.
Una delle soluzioni prospettate da Candida Tucci è quella di puntare sull’integrazione socio-sanitaria, un passo che potrebbe mitigare gli effetti negativi di pregressi commissariamenti e migliorare la gestione della salute in Calabria. L’integrazione tra il sistema sanitario e quello assistenziale potrebbe rappresentare una risposta adeguata a una crisi che, altrimenti, rischia di affondare ulteriormente il settore. Tucci invita la politica calabrese a “osare il salto di qualità” e a realizzare un sistema di protezione complessivo che includa la salute, l’assistenza, l’ambiente, l’alimentazione e la sostenibilità della cura.
In questo contesto, la sostenibilità non deve essere solo intesa in termini economici, ma anche sociali. È necessario, infatti, sviluppare politiche in grado di semplificare il sistema burocratico, abbattendo i rallentamenti che ostacolano la circolazione delle risorse e favorendo una gestione più fluida dei fondi pubblici. Solo in questo modo sarà possibile migliorare la qualità dei servizi e garantire un sistema di welfare che sia davvero in grado di rispondere alle esigenze della popolazione calabrese.
A tal proposito, un altro elemento fondamentale è quello di realizzare politiche di presa in carico globale dei bisogni. Non si tratta solo di intervenire sul singolo problema, ma di sviluppare una visione a 360 gradi che contempli l’intero sistema di welfare e ne garantisca l’efficienza. Le difficoltà che affliggono il settore socio-assistenziale in Calabria non sono, dunque, solo il riflesso di una crisi economica generale, ma anche di un sistema che, nel tempo, ha mostrato segni di debolezza strutturale.
La soluzione, secondo Tucci, sta nell’agire ora per cambiare il corso delle cose. È necessario avviare una riforma del welfare che parta dalla semplificazione burocratica e dall’introduzione di politiche che permettano una maggiore efficienza nella gestione dei servizi, con il coinvolgimento diretto delle istituzioni e delle strutture private convenzionate. Solo così la Calabria potrà sperare di superare la crisi che sta attraversando e creare un contesto favorevole alla crescita e al benessere collettivo.
La presidente della Filiera Salute CONFAPI Calabria ha quindi sottolineato come sia necessario un cambio di rotta per non compromettere ulteriormente il funzionamento del sistema di welfare regionale. La sfida è grande, ma con politiche adeguate e un impegno collettivo è possibile trovare soluzioni efficaci. La crisi economica che sta investendo il paese è senza dubbio un problema complesso, ma l’integrazione socio-sanitaria e la semplificazione burocratica potrebbero essere le chiavi per superare questa fase difficile e rilanciare la Calabria in un contesto di crescita economica e benessere sociale.