Per la seconda volta in un mese la Cassazione accoglie un ricorso che porta la firma dei difensori di Francesco Casella, uno degli imputati di “Reset“. Stavolta parliamo di gravità indiziaria che ritorna in discussione dopo la decisione della sesta sezione penale di annullare con rinvio l’ordinanza di conferma del Riesame di Catanzaro. La procura generale della Cassazione aveva chiesto il rigetto.

I difensori di Casella, gli avvocati Vincenzo Guglielmo Belvedere e Fabio Bonofiglio (nella foto in basso), avevano impugnato il provvedimento, ritenendo che non fosse condivisibile la motivazione adottata dai giudici del Tdl riguardo alla presunta inattendibilità del collaboratore di giustizia Ivan Barone e dell’ex pentito Roberto Porcaro. Quest’ultimo, già “reggente” del clan “Lanzino-Patitucci” di Cosenza, in uno dei verbali resi davanti alla Dda di Catanzaro aveva dichiarato di conoscerlo «da quando ero bambino e lo ricordo amico di Mario Gatto ed Ettore Lanzino (defunto, ndr), ma per quanto a mia conoscenza non coinvolto nelle dinamiche associative».

Il 27 marzo scorso, prima della Santa Pasqua, sempre la Cassazione aveva condiviso le censure difensive disponendo un nuovo giudizio dal punto di vista cautelare. Oggi, invece, si entra nel merito delle contestazioni nel mezzo di un’istruttoria dibattimentale che ancora non ha fatto emergere un chiaro coinvolgimento di Francesco Casella nelle dinamiche mafiose di Cosenza. La richiesta di valutare le dichiarazioni di Ivan Barone e Roberto Porcaro, la difesa dell’imputato l’ha fatta anche in “Testa di Serpente“, ma sul punto la Corte d’Appello di Catanzaro non ha ancora sciolto la riserva.