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I giudici del Riesame di Catanzaro, nel confermare la custodia in carcere ad Alberto Turboli, hanno ridimensionato il suo ruolo. Parliamo della presunta associazione a delinquere dedita al narcotraffico gestita dalla cosca degli italiani.
Alberto Turboli, com’è noto, dal 2019 ad oggi è stato coinvolto in tre distinte operazioni che dal punto di vista investigativo sono collegate tra loro. Il 13 dicembre 2019 veniva fermato in Testa di Serpente, il 1 settembre 2022 arrestato in Reset e il 14 maggio 2024 di nuovo in manette per Recovery.
Nella nuova inchiesta della Dda di Catanzaro, Alberto Turboli è accusato di essere uno dei presunti organizzatori del sodalizio criminale guidato dal boss Francesco Patitucci. Secondo i magistrati Vito Valerio e Corrado Cubellotti avrebbe dato «un contributo indispensabile all’attuazione del programma criminoso di narcotraffico, prevalentemente in esecuzione delle direttive di Roberto Porcaro», occupandosi, secondo la Dda, «direttamente (ma anche tramite suoi sodali fiduciari quali, in particolare, Pasquale “Paco” Germano, Bruno Francesco Calvelli, Simone Carrieri e Andrea D’Elia) dell’acquisto e del rifornimento di stupefacente da immettere nelle piazze di spaccio di sua stretta competenza, quindi della relativa commercializzazione e della riscossione dei proventi dell’illecita attività di spaccio».
In realtà, i giudici del Tdl di Catanzaro, a seguito del ricorso presentato dagli avvocati Maurizio Nucci e Cristian Bilotta, hanno riqualificato la condotta da organizzatore a partecipe. Sebbene venga considerato organico all’organizzazione, il collegio cautelare ritiene che non è ravvisabile in capo ad Alberto Turboli «il concreto esercizio di gestione», confermando altresì la gravità indiziaria.