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Tornano in libertà Luca Trotta, Pietro Capalbo e Tatjana Natale. Il Riesame di Catanzaro ha annullato in toto l’ordinanza cautelare emessa dal gip Arianna Roccia nell’ambito del procedimento penale “Recovery“. Il provvedimento è stato notificato nella mattinata di oggi. I tre indagati si trovavano in carcere sin dal giorno del blitz e sono accusati dalla Dda di Catanzaro di narcotraffico, con ruoli di presunti partecipi.
Accolte le censure difensive
I giudici del Tdl hanno valorizzato e condiviso le censure difensive esposte in udienza camerale dagli avvocati Guido Siciliano (difensore di Luca Trotta), Roberto Le Pera (difensore di Pietro Capalbo) e Angelo Nicotera (difensore di Tatjana Natale). I ricorsi si fondavano, tra le altre cose, sull’assenza di gravità indiziaria rispetto alle condotte contestate dall’ufficio di procura antimafia.
Narcotraffico a Recovery, non regge il ruolo di “partecipe”
L’inchiesta Recovery, com’è noto, coinvolge il clan degli italiani di Cosenza. Secondo l’accusa, al vertice della presunta associazione a delinquere dedita al traffico di sostanze stupefacenti ci sarebbe il boss di Cosenza Francesco Patitucci. Poi nel corso del tempo sarebbero stati creati una serie di “sottogruppi” tutti riconducibili, secondo i pm antimafia Vito Valerio e Corrado Cubellotti, alla cosca dominante nella città di Cosenza.
Per l’accusa, smentita oggi dal Riesame, Luca Trotta e Pietro Capalbo sarebbero due presunti pusher del gruppo D’Ambrosio, mentre Tatjana Natale, senza alcun carico pendente prima di Recovery, avrebbe favorito il gruppo Porcaro, vista la sua precedente vicinanza sentimentale a Danilo Turboli. La difesa di Natale ha evidenziato la mancanza di riscontri rispetto al teorema accusatorio, ritenendo privi di significato i colloqui in carcere con l’allora fidanzato.
Stessa cosa dicasi per Pietro Capalbo, inserito in un contesto criminale operante su Rende, ma senza alcun elemento indiziario a suo carico che potesse giustificare, secondo la difesa, alcun misura cautelare.
Luca Trotta invece apparirebbe in poche intercettazioni ambientali, complessivamente per due ore. Il difensore ha sottolineato che non è mai stato coinvolto in procedimenti penali con l’accusa di spaccio. L’indagato, infatti, è incensurato ed era stato già scarcerato dalla procura di Cosenza per la detenzione delle armi rinvenute nella sua abitazione. I tre dunque seguiranno le prossime fasi procedimentali a piede libero.