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La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da Antonio Illuminato, imputato nell’ambito dell’inchiesta antimafia Recovery, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. L’indagine riguarda una presunta associazione a delinquere dedita al traffico di stupefacenti, collegata al clan degli italiani di Cosenza, sotto la reggenza di Francesco Patitucci, boss di ‘ndrangheta recentemente condannato in via definitiva all’ergastolo per il duplice omicidio Lenti-Gigliotti.
La Sentenza
La sentenza della Cassazione si è espressa sul ricorso presentato da Illuminato contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Catanzaro del 13 giugno 2024, che aveva confermato la custodia cautelare in carcere per l’indagato. I giudici supremi hanno ritenuto infondate le motivazioni avanzate dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Guido Contestabile e Fiorella Bozzarello.
L’inchiesta Recovery
Secondo l’accusa, Antonio Illuminato avrebbe ricoperto un ruolo apicale all’interno dell’organizzazione criminale, operante nel traffico di sostanze stupefacenti con l’aggravante mafiosa. L’indagine Recovery si pone in continuità con l’operazione Reset, che aveva già svelato l’esistenza di una rete criminale dedita al narcotraffico e riconducibile al sodalizio di Patitucci.
Gli avvocati della difesa hanno sostenuto che le contestazioni mosse nel procedimento Recovery riguardano un periodo già coperto dall’inchiesta Reset, il che avrebbe dovuto determinare la retrodatazione dei termini di custodia cautelare. Tuttavia, secondo la Cassazione, tale argomentazione è priva di fondamento, non avendo la difesa dimostrato che i fatti contestati fossero desumibili dagli atti del primo procedimento. Per altre posizioni, invece, il principio della “contestazione a catena” era stato accolto.
Le motivazioni della Cassazione
Nel rigettare il ricorso, la Corte ha sottolineato che le intercettazioni e le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Greco e Barone hanno fornito nuovi elementi probatori che attestano l’attività criminale di Illuminato. Inoltre, secondo gli ermellini, il procedimento Recovery ha evidenziato un’autonoma struttura organizzativa del narcotraffico, distinta dall’associazione mafiosa, e operante con proprie dinamiche e regole interne. E ancora: l’ordinanza del Tribunale del Riesame è supportata da un vasto compendio intercettativo e probatorio che conferma il ruolo di Illuminato quale «indiscusso boss del proprio sottogruppo», in costante contatto con il vertice Patitucci e con i referenti degli altri sottogruppi criminali.
La Cassazione ha inoltre respinto le argomentazioni difensive sulla presunta mancanza di elementi distintivi tra l’associazione mafiosa e l’organizzazione dedita al narcotraffico, ribadendo che la sussistenza di una struttura criminale autonoma e finalizzata al traffico di droga è stata adeguatamente dimostrata dagli inquirenti.
Illuminato rimane in carcere
La Cassazione ha quindi confermato la misura cautelare per Antonio Illuminato, respingendo ogni contestazione avanzata dalla difesa e riconoscendo la gravità indiziaria delle accuse mosse nei suoi confronti. L’imputato resta quindi detenuto in carcere.