Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia. È quanto ipotizza, processualmente parlando, la Dda di Catanzaro in merito alla posizione di Eugenio Satiro, arrestato il 1 settembre 2022 con l’accusa di essere un presunto partecipe del clan degli “zingari” di Cosenza, reato qualificato dal gip, nell’ordinanza cautelare, in concorso esterno in associazione mafiosa, nelle vesti di imprenditore vicino ai mafiosi.

Una contestazione, quella formulata ad Eugenio Satiro, che non ha trovato terreno fertile in Cassazione visto che gli ermellini hanno annullato senza rinvio il provvedimento del Riesame di Catanzaro, evidenziando l’insussistenza di tutti gli elementi indiziari a carico dell’imputato che, come tanti altri, ha scelto il rito abbreviato.

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Nel corso della requisitoria di “Reset“, la Dda di Catanzaro ha fatto intendere che chiederà la condanna non sul reato riformulato dal gip di Catanzaro, bensì sul capo d’accusa scritto dall’ufficio di procura, proprio nella qualità di partecipe. E per giungere a questa conclusione non smentisce quanto evidenziato dalla Cassazione, che puntava l’indice sulla condotta di concorrente esterno, ma si focalizza sugli esiti investigativi presenti nella richiesta di misura cautelare, valorizzando le dichiarazioni dei pentiti Luciano Impieri, Celestino Abbruzzese e Anna Palmieri.

Processo “Reset”, la Dda su Satiro

«La Cassazione – ha detto in aula il pm antimafia Vito Valerio – a nostro avviso anche ragionevolmente, si rende conto diciamo di questa forse variazione sul tema non adeguata rispetto ai principi consolidati di diritto sul concorso esterno, annulla senza rinvio l’ordinanza dicendo che per come l’ordinanza del Tribunale della Libertà è stata impostata non c’è spazio per la qualificazione di concorso esterno, che sostanzialmente dice manca una adesione psicologica da parte di Satiro e il contributo causale specifico in relazione ad un’attività tipica. Cioè se voi mi portate, dice, una disponibilità di Eugenio Satiro a rendersi partecipe ora per lo spaccio», in quanto avrebbe finanziato, secondo la Dda di Catanzaro, una “partita” di cocaina dal valore di 35mila euro, «ora per riciclaggio, ora per rendere false informazioni, è chiaro che non si può parlare di concorso esterno perché non c’è quella relazione sinallagmatica tra l’associazione e il soggetto esterno, che agevola l’associazione senza farvi parte in una attività specifica».

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«Mancando questa specificazione e questa specificità dell’attività illecita che viene richiesta al soggetto esterno, non ci può essere concorso esterno. Non c’è nemmeno il margine per capire in quale settore sarebbe poi rafforzato il sodalizio con la condotta di Satiro e quindi annulla senza rinvio. E in punto di diritto questo ragionamento della Corte di Cassazione mi trova d’accordo, perché il punto è proprio questo, perché le fonti di prova, oggi di prova che ci portano a valutare la posizione di Eugenio Satiro è quella di un soggetto che è a disposizione dell’associazione in quanto partecipe e non soggetto esterno sul quale l’associazione chiede un contributo specifico».