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Nel trattare le posizioni collegate al gruppo degli Abbruzzese “Banana”, la Dda di Catanzaro ha analizzato e valorizzato il percorso dichiarativo del pentito Celestino Abbruzzese. Non si tratta di un collaboratore di giustizia qualunque in quanto ha deciso di aiutare i magistrati antimafia dopo aver subito una pesante condanna nel processo “Job Center“, l’indagine della Squadra Mobile di Cosenza su un’associazione a delinquere dedita al narcotraffico.
Celestino Abbruzzese, dopo “Job Center“, è stato imputato soltanto in “Testa di Serpente” dove in abbreviato ha rimediato una lieve condanna, visto che il gup ha riconosciuto l’attenuante della collaborazione con la giustizia. In “Overture“, al contrario di quanto dichiarato in requisitoria, non è mai stato imputato, mentre è tra i soggetti che rischia la condanna nel processo “Reset“.
“Claudio” inoltre è fratello di Luigi, Marco e Nicola Abbruzzese, sui quali aveva riferito nel procedimento penale scattato il 13 dicembre 2019 contro i “Banana” e il sodalizio criminale riconducibile a Roberto Porcaro. Le condanne inflitte nel rito abbreviato e quelle arrivate nel rito ordinario portato anche la “firma” di Celestino Abbruzzese che, dal punto di vista dichiarativo e dibattimentale, è stato ritenuto credibile sia dalla Dda di Catanzaro che dai giudici di merito. A “Reset” è atteso dalla “prova del nove”.
Celestino Abbruzzese al vaglio del gup di Catanzaro
A giudicare Celestino Abbruzzese (e sua moglie Anna Palmieri, altra collaboratrice di giustizia) sarà il gup di Catanzaro Fabiana Giacchetti. Il pm antimafia Corrado Cubellotti (insieme al collega Vito Valerio) chiederà invece la condanna con il riconoscimento dell’articolo 8. Ma andando oltre le considerazioni tecniche, ciò che preme evidenziare sono le valutazioni offerte al giudicante da parte della Dda di Catanzaro che, com’è emerso nel processo con il rito ordinario (in corso di svolgimento a Lamezia Terme), ha fondato le attività investigative proprio sulle propalazioni dei pentiti. E tra questi figura “Micetto“.
Da “Job Center” a “Reset”
«Quello che si ricava dalle emergenze investigative – ha affermato in aula il magistrato antimafia Corrado Cubellotti – è un dato abbastanza evidente non fosse altro perché Celestino Abbruzzese ha già reso piene dichiarazioni autoaccusatorie» che hanno trovato «puntuale riscontro anche in quelle della moglie o compagna, Anna Palmieri, nonché in quella di altri collaboratori di giustizia, De Rose, Paura e Impieri. L’unico discorso che si potrebbe porre è il discorso di come, diciamo, nella prospettiva accusatoria Celestino Abbruzzese si colloca in un’attività di narcotraffico ai sensi dell’art. 173, cioè quella contestata al capo 173, rispetto ad una precedente condanna dallo stesso avuta nell’operazione Job Center, sempre per attività dedita al narcotraffico rispetto alla quale era coinvolta anche Anna Palmieri e anche altri esponenti, altri esponenti della sua famiglia. Ebbene, il discorso è di carattere tecnico, perché l’associazione contestata nell’operazione Job Center era un’associazione e la cui contestazione veniva chiusa al 2014, la contestazione che viene mossa a Celestino Abbruzzese per quanto concerne il dato relativo al 74 e quindi all’associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico è un’attività che va dal 2015 al 2020. Quindi, questo sgombra il campo dalla possibilità di affermare la sussistenza di una qualche sovrapponibilità» ha aggiunto il pm Cubellotti.
Lo spaccio di droga e il 416 bis
«Sulla posizione associativa, il rilievo che si potrebbe porre è sempre legato a quel concetto che in premessa il pm ha voluto evidenziare, cioè quello per cui mai come in questa attività è emerso il rapporto tra 416 bis e 74, come cioè il secondo, come comparto sezionale illecito del primo, che però è allo stesso tempo manifestazione del potere di controllo del territorio. Ma si potrebbe dire che nonostante ci sia una Cassazione, sulla quale poi avrò modo di precisare, che dice a chiare lettere che la gestione di una piazza di spaccio da parte di un soggetto, di una famiglia di ‘ndrangheta, laddove questa famiglia sia a sua volta inquadrata in un ambito confederativo, laddove la gestione di quella piazza di spaccio sia indice sintomatico di una posizione apicale, rivestita dal soggetto all’interno della sua famiglia, è anche indice della partecipazione all’associazione di cui al 416 bis».
La credibilità di “Micetto”
Per il magistrato Cubellotti, che rappresenta l’accusa nel processo abbreviato di “Reset“, le dichiarazioni di Celestino Abbruzzese «pienamente autoaccusatorie e puntualmente riscontrate, rendono chiara la sua responsabilità con riferimento a tutti e tre i capi, cioè 1, 173 e 72, fermo restando che Celestino Abbruzzese, ha intrapreso il suo percorso di collaborazione dopo l’operazione Job Center, che ha già reso un importante contributo dichiarativo nell’ambito dei procedimenti Testa di Serpente, solo gli ultimi più recenti, e Overture, dove già è stato riconosciuto nell’ambito del procedimento Overture e nell’ambito del procedimento Testa di Serpente, è stato già riconosciuto come beneficiano dell’attenuante della dissociazione, in quanto le sue dichiarazioni sono state ritenute pienamente attendibili sotto il profilo oggettivo, puntualmente riscontrabili e riscontrate, la sua credibilità non è mai stata in discussione, ragion per cui si ritiene che anche in questa sede Celestino Abbruzzese possa comunque beneficiare degli effetti favorevoli».