Franco Pino a distanza di quasi 30 dall’inizio della sua collaborazione con la giustizia fa ancora parlare di sé. Nelle motivazioni della sentenza Rinascita Scott, i giudici, parlando dell’unitarietà della ‘ndrangheta, si sono soffermati sull’esame dibattimentale dell’ex boss di Cosenza.

Lo storico pentito di ‘ndrangheta, che ha ricevuto l’ultima condanna nel processo per il duplice omicidio Lenti-Gigliotti, aveva descritto i riti di affiliazione. Franco Pino, rispondendo alle domande del pubblico ministero, aveva riferito anche sulle doti ricevute. Ed è da qui che partiamo.

“Santa”, “Vangelo” e “Trequartino”

Franco Pino al pm Andrea Mancuso, aveva spiegato che «dopo lo “Sgarro”, che mi conferì Nino Gangemi, arrivò nel carcere di Cosenza Umberto Bellocco» il quale, aveva aggiunto, «mi conferì altri tre meriti. Mi conferì la “Santa“, il “Vangelo” e il “Trequartino ” e su tutti i tre meriti c ’era Umberto Bellocco, Franco Muto e Antonio Sena». Il pentito aveva specificato che queste non sono state le ultime ma ne arrivò un’altra in seguito.

La “nuova” dote conferita a Franco Pino

«Dopo sono stato arrestato, ero già in carcere per altre cose, e mi arrivò un mandato di cattura per un processo denominato la “Mafia delle tre Province“, e fui portato, fui trasferito al carcere di Palmi perché poi c’è stata l’istruttoria, è incominciato il processo e abbiamo partecipato, poi ho partecipato, come imputato, a questo processo. Poi successivamente, nel carcere di Palmi, Umberto Bellocco mi conferì un altro grado». Ovvero “Diritto e Medaglione” aveva svelato Franco Pino. «Per quello che ho appreso io era un grado nuovo» che veniva introdotto nel contesto mafioso dopo il pentimento di Pino Scriva. Il pentito reggino, secondo l’ex capo mafioso di Cosenza, «aveva svelato queste cose, di cui stiamo parlando, già l’aveva svelate Scriva negli anni, nei primi anni Ottanta, e aveva svelato fino al “Trequartino”».