Cetraro è una delle principali mafie della provincia, se non la principale. Ma anche una delle più impenetrabili. Che ha in Franco Muto il suo capo indiscusso. Il suo è forse l’unico clan di ‘ndrangheta che non ha dovuto fare i conti con il pentitismo. Mai un tradimento o una diserzione. Il che ha complicato tanto la vita a chi, da quarant’anni, indaga su di esso.

Muto è un boss che conta, rispettato anche dalla camorra, capace di prosperare in edilizia, narcotraffico, estorsioni. E di costruire un impero nel settore ittico, da lui monopolizzato con il racket su oltre 150 km di costa, ma capace di valicare anche i confini regionali, toccando Basilicata e Campania.

Il suo gruppo si è fatto largo con la forza, a suon di omicidi, alcuni dei quali eccellenti e destinati all’impunità: quello di Lucio Ferrami, imprenditore coraggioso che si oppose al pagamento del pizzo; e poi Giannino Losardo, segretario della Procura di Paola e consigliere comunale del Pci.  «Tutto il paese sa chi mi ha sparato» dirà in punto di morte. Tutti sanno, nessuno parlerà. 

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