Slitta di un mese la sentenza d’appello del processo Lenti-Gigliotti in corso di svolgimento a Catanzaro con Francesco Patitucci e Franco Pino nelle vesti di imputati. L’udienza di oggi è stata interamente dedicata all’arringa difensiva dell’avvocato Laura Gaetano e quella del 16 gennaio, che nei programmi avrebbe dovuto coincidere con la lettura del verdetto, servirà invece a completare le discussioni. A turno, infatti, parleranno il codifensore di Patitucci, l’avvocato Di Renzo e quello di Pino, l’avvocato Vittorio Colosimo. La Procura generale ha già annunciato di voler replicare alle arringhe.

Il giorno del giudizio, invece, arriverà a metà del mese di febbraio. Si riparte dalla condanna all’ergastolo inflitta in primo grado a Patitucci e da quella a otto anni di carcere incassata dall’ex boss oggi collaboratore di giustizia. All’inizio del processo di secondo grado, l’accusa ha chiesto la conferma delle due condanne. Subito dopo, l’istruttoria è stata riaperta per risentire in aula lo stesso Pino.

L’uccisione di Marcello Gigliotti e Francesco Lenti risale al febbraio del 1986. All’epoca, i due erano rapinatori contigui al clan Pino, ma la loro eccessiva autonomia aveva finito per irritare gli stessi compagni d’arme. Dopo una serie di colpi non autorizzati e qualche omicidio d’impeto, i due erano diventati scomodi al punto che loro stessi decisero di eliminarli.

L’ipotesi è che entrambi siano stati attirati a casa di Patitucci, nella campagna rendese, per una frittuliata rivelatasi poi una trappola mortale. L’appena diciottenne Lenti fu prima ucciso e poi decapitato; Gigliotti fece la stessa fine dopo essere stato sottoposto a una serie di torture. Stando a ciò che raccontano alcuni collaboratori di giustizia, da Rende i loro corpi sarebbero stati portati sui monti di Falconara Albanese dove saranno poi rinvenuti, dopo alcuni giorni, semisepolti dalla neve.

Per quei fatti, in un processo separato, sono stati condannati anche Gianfranco Ruà e Gianfranco Bruni che, durante il processo, hanno provato a riscrivere la triste storia dell’agguato. Entrambi, infatti, hanno ammesso le rispettive responsabilità, escludendo però che il duplice delitto si sia consumato a casa di Patitucci del quale professano l’estraneità rispetto a questo crimine. I giudici di primo grado non hanno dato credito a questa versione e ora, con riferimento a questa vicenda, sia Bruni che Ruà si ritrovano imputati per favoreggiamento nel contesto del maxiprocesso “Reset”.