Nel processo abbreviato di “Reset“, la requisitoria del pubblico ministero antimafia Corrado Cubellotti è iniziata da una premessa storica che è servita a contestualizzare l’esistenza, dal punto di vista criminale, del gruppo degli Abbruzzese in provincia di Cosenza. Premessa che ha riguardato due processi importanti, quali “Timpone Rosso“, l’indagine coordinata dal magistrato Vincenzo Luberto, quando era pm della Dda di Catanzaro, contro la cosca di Lauropoli, e “Missing“, la grande operazione antimafia contro tutti i boss di Cosenza, portata avanti dall’allora procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Mario Spagnuolo, oggi procuratore capo di Cosenza.

«Un’articolazione autonoma»

Il pm Corrado Cubellotti, che insieme al collega Vito Valerio coordina il fascicolo di “Reset“, si è concentrato proprio sugli Abbruzzese “Banana”, da lui conosciuti, processualmente parlando già nel procedimento penale “Testa di Serpente“, dove in primo grado sono fioccate pesanti condanne. Il sostituto procuratore antimafia ha dichiarato che, in riferimento alle emergenze investigative dedicate agli “zingari“, «è stato possibile appurare come l’attività dell’associazione dedita al narcotraffico sia un comparto sezionale illecito di ciò che è l’attività più generale dell’associazione a delinquere contestata al capo 1, ovvero quella confederazione di ‘ndrangheta, associazione strutturata in termini federativi, di cui il gruppo dei “Banana“, nella sua componente fortemente familistica costituisce un’articolazione autonoma»

L’evoluzione criminale degli Abbruzzese

Secondo la Dda di Catanzaro, gli Abbruzzese di Cosenza hanno avuto una legittimazione criminale dai cugini di Cassano, «un collegamento che diventerà non solo teorico ma pratico, perché come avremo modo di approfondire con riferimento alle singole posizioni, così come emerge dall’attività di intercettazione, gli zingari, Abbruzzese di Cassano, cioè Luigi Abbruzzese, figlio di Francesco Abbruzzese, detto Dentuzzo, e Nicola Abbruzzese Semiasse, sono coloro che si porranno come fornitori principali della sostanza stupefacente, di tipo eroina, che gli Abbruzzese acquistano per poi destinare alle piazze di spaccio gestite dal loro sodalizio». Convergenze di tipo investigativo che ritroviamo anche nell’inchiesta “Athena“, coordinata dal pm Alessandro Riello.

L’omicidio di Luca Bruni

«La seconda ragione, per la quale è importante inquadrare il contesto di riferimento è che l’ascesa degli Abbruzzese intesi come gruppo Banana, di cui oggi discutiamo, è legata, si inserisce in un momento storico particolare, cioè quello della cosiddetta pax mafiosa, che si è instaurata sul territorio cosentino, all’indomani dell’omicidio di Luca Bruni, avvenuto in data 3 gennaio 2012, una pax mafiosa che costituisce per certi versi la premessa e funge da preparazione del terreno, di quello che noi avremmo modo di analizzare nel corso di questa discussione, cioè il rapporto fiduciario che si crea tra Porcaro Roberto e Luigi Abbruzzese».

La figura di Fioravante Abbruzzese

Nel corso della requisitoria, il pm Cubellotti ha tratteggiato la figura di Fioravante Abbruzzese, «capostipite dei Banana e padre di Luigi, Marco e Nicola Abbruzzese e di Celestino Abbruzzese, colui che è il capo e che dopo il vuoto di potere determinatosi a seguito dell’operazione Rango-Nuova Famiglia, cerca in qualche modo, cerca di acquisire la guida del gruppo degli Abbruzzese, ma la sua ascesa viene sostanzialmente arrestata a seguito delle vicende relative all’operazione Missing e Timpone Russo, all’esito del quale verrà condannato a 25 anni di reclusione, ed è questo il momento in cui gli subentrano nella gestione delle attività illecite della famiglia i figli e in particolare Luigi, Nicola e Marco».

Da Drugstore a Job Center

«Anche loro sono stati interessati da pregresse vicende giudiziarie, in particolare dall’operazione Drugstore e Job Center», nella quale «è stato attinto ancora Celestino Abbruzzese e Anna Palmieri, con riferimento ad un’articolazione del sodalizio dedito al narcotraffico», processo conclusosi con varie condanne. Nel 2018, però, Celestino Abbruzzese e Anna Palmieri si pentono e «forniranno una chiave di lettura importante delle vicende, in quanto ne forniranno la prospettiva interna di chi di quelle dinamiche ha fatto parte e di chi quelle dinamiche ha condiviso e che in qualche modo ha vissuto» ha detto il pm Cubellotti.