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«Mai come quest’anno la ricorrenza del primo maggio deve assumere una valenza di lotta. L’emergenza pandemica ha reso ancora più evidente la centralità del lavoro nella nostra società. Ma mentre in tv si sprecano gli encomi, la realtà per milioni di lavoratori e lavoratrici è sfruttamento, precarietà, salari da fame e assenza di sicurezza». Lo affermano in una nota l’Unione Sindacale di Base (USB) e i Cobas. Le due sigle sindacali in giornata hanno protestato contro le istituzioni appendendo due striscioni. Il primo mettendo in evidenza talvolta la precarietà di chi lavora negli ospedali. Il secondo, fuori Palazzo dei Bruzi, relativo alle ditte in appalto.
«Essere essenziali senza contare nulla
«Dal personale sanitario a quello della filiera agroalimentare, dai lavoratori e dalle lavoratrici del commercio fino a quelli e quelle impiegate nei lavori di cura, dalle telecomunicazioni ai servizi di pulizia, la consapevolezza di essere essenziali ma di non contare nulla in termini di diritti e tutele è ormai assodata». La nota di Usb e Cobas è dura e presenta una forte accusa verso il mondo del lavoro. «La cecità delle istituzioni nei confronti del lavoro nero, sottopagato e privo di garanzie, ha prodotto per milioni di famiglie un’emergenza economica e sociale, oltre che sanitaria».
Usb e Cobas: «Meno encomi, più gesti concreti»

«Invece degli encomi, pretendiamo gesti concreti: aumenti dei salari, stabilizzazioni e internalizzazioni, blocco di affitti, utenze e pagamenti, screening di massa, dispositivi di protezione gratuiti per tutti e tutte. Vogliamo un reddito di base universale che ci emancipi da povertà e ricatto occupazionale. Vogliamo denunciare le assurde pretese di Confindustria, il vero potere forte del nostro paese, che ci vorrebbe tutti e tutte a lavoro come carne da macello, senza considerare i pericoli a cui le nostre vite sono esposte e le migliaia di morti che questa logica ha già provocato nel nord industrializzato». USB e Cobas chiudono la loro nota con amare considerazioni. «Pretendiamo che salute e lavoro non siano due opzioni che si escludono a vicenda, lottiamo affinché il lavoro non si significhi sfruttamento, devastazione e morte per lavoratori, lavoratrici, comunità e ambiente. Crediamo sia necessario, oggi come non mai, lottare per una società più giusta, che abbia come priorità, non il profitto, ma il benessere e la felicità di tutti e tutte noi».