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Non c’è attività illecita che senza l’approvazione della ‘ndrangheta possa essere perpetrata ai danni del tessuto economico-sociale di Cosenza. Così anche un furto con strappo diventa tema di discussione nel clan degli italiani, capeggiati dal boss Francesco Patitucci. A riferirlo è sempre il collaboratore di giustizia Francesco Greco, in uno dei verbali acquisiti nel processo abbreviato di “Reset“.
«Posso riferire – dice il pentito – dell’intervento dell’associazione in favore di una signora, titolare di un tabacchi, che aveva subito un furto con strappo della cifra di circa 30-40mila euro che la stessa era in procinto di depositare in banca». Una circostanza, secondo quanto dichiara il collaboratore di giustizia, non gradita al capo società della ‘ndrangheta cosentina. «In sostanza, Francesco Patitucci, Mario Piromallo e Roberto Porcaro, dopo aver saputo per il tramite di Alberto Turboli, che l’autore dello scippo» sarebbe stato uno parente indiretto di uno degli imputato di “Reset“, «convocarono lo stesso», aggiunge Greco, «a casa di Porcaro, intimandogli di riconsegnare il denaro rubato».
Il soggetto in questione, indicato quale autore del furto, «consegnò a Porcaro più di 10mila euro, rimandando il recupero della restante parte da un altro ragazzo che aveva partecipato con lui al furto». Il pentito conclude così: «Nella stessa occasione, Patitucci, Piromallo e Porcaro ammonirono» l’uomo cosentino «sul fatto che ogni attività delittuosa di quel tipo doveva essere prima portata a conoscenza dell’associazione da questa eventualmente autorizzata». Su questa vicenda, però, non è mai stato aperto un procedimento penale.