Condannato per diffamazione il collaboratore di giustizia Giuseppe Montemurro. Il tribunale monocratico di Cosenza ha inflitto una multa di 900 euro al pentito cosentino accusato di aver reso dichiarazioni false contro un militare dell’Arma all’epoca dei fatti in servizio presso la Compagnia di Cosenza.

Al centro dell’istruttoria c’è stata la vicenda giudiziaria della “Corpus Agency” che fino al momento della revoca della licenza prefettizia per infiltrazioni mafiose, era leader nel settore della security. Ne parlò proprio Montemurro nei verbali davanti alla magistratura antimafia nella fase iniziale del percorso collaborativo. Parliamo del 2015. Anno in cui l’ex “bodyguard“, approcciandosi ai pm di Catanzaro, parlò del carabiniere incolpato di aver condotto le indagini contro la “Corpus Agency” per trarre un presunto ingiusto profitto.

Il vantaggio sarebbe consistito nel favorire, mediante le investigazioni sulla “Corpus Agency“, un’altra società di security, Com’è noto, la licenza prefettizia viene concessa (o revocata) soltanto dal Prefetto a seguito di iter burocratico lungo e complesso sulla base di requisiti specifici. Nel 2014, inoltre, la “Corpus Agency” era stata indicata dalle forze dell’ordine quale attività vicina al clan “Rango-zingari” di Cosenza, riconosciuto come tale in ogni grado di giudizio nell’ambito del procedimento penale “Nuova Famiglia“.

Nel processo, l’avvocato Angela D’Elia, costituitosi parte civile per conto dell’appuntato, ha fatto emergere che le dichiarazioni «false», ha evidenziato la penalista, di Montemurro avevano creato un danno al suo assistito trasferito ad altra sede a causa delle propalazioni del pentito cosentino verbalizzate subito dopo il “salto del fosso”. Montemurro infatti era una delle persone più vicine al boss Maurizio Rango, condannato all’ergastolo per associazione mafiosa e per il delitto di Luca Bruni.

Il legale D’Elia, nel corso della discussione, ha dato atto (grazie a tante testimonianze dibattimentali) della liceità dell’operato del militare dell’Arma, «un pluridecorato che ha partecipato a tante indagini che hanno portato alla cattura di diversi personaggi della ‘ndrangheta cosentina, pertanto era giusto fare chiarezza su tali dichiarazioni» ha spiegato l’avvocato D’Elia.