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L’ordinanza di ieri notte con cui Jole Santelli prova ad arginare il diffondersi del contagio imponendo a chi rientra in Calabria una quarantena obbligatoria di 14 giorni non convince il Pd cosentino. Le ragioni sono molteplici. Innanzitutto, secondo i democrat bruzi, il governo regionale non avrebbe fatto altro che un copia e incolla di una norma già esistente. «Zona rossa – scrivono – significa questo: se vieni nella mia regione ti metti in quarantena obbligatoria». Poi, perché per rendere utile un provvedimento «non basta propagandarlo con un cerchio di colore scuro», invece che ricorrere al fucsia utilizzato finora dalla governatrice per comunicare su social.
Con una sanità regionale che «annaspa fra ricerche di mascherine per i medici e gli infermieri lasciate al buon cuore ed alla libera iniziativa dei singoli o delle associazioni», i forum dei democratici bruzi si sarebbero aspettati altro. Un esempio? «Il censimento obbligatorio di chi intende mettersi in viaggio per il sud e la collocazione “fisica” del nostro corregionale di ritorno». Ma anche «l’apertura di una fonte di credito per gli studenti ed i lavoratori costretti a vivere senza lavoro e/o risorse fuori dalla regione e lontani da casa ed affetti, non la minaccia di una punizione che non c’è». L’ordinanza, invece, così com’è rischierebbe di rivelarsi «controproducente ai fini del controllo di chi, comunque, deciderà di tornarsene convinto di poter eludere controlli e dovute quarantene».
C’è chi è costretto a ritornare in Calabria
Volenti o nolenti, infatti, c’è da considerare che non tutti possono permettersi di tenersi alla larga dalla Calabria. «Occorre pensare in questi momenti alla sicurezza di chi, da più settimane, è alle prese con le difficoltà di una quarantena autoimposta per senso civico e rispetto per se e gli altri, a chi ha imposto da più settimane la lontananza a figli, mogli, mariti, affini per scongiurare il pericolo di una maggiore diffusione del morbo. Ma non possiamo ignorare il grido di dolore di chi non ha altra opzione che non sia quella di tornare “a casa propria”, perché magari ha perso il lavoro e non ha più i mezzi per starne lontano».
Ci sono persone che sono costrette a far ritorno in Calabria, non solo quelli che lo fanno per paura e incoscienza. E secondo il Pd la Regione ha il dovere di aiutarle, non di respingerle. «Facciamoci carico – concludono i democrat bruzi – della difficoltà di chi è costretto a rientrare; troviamo il modo di aiutarlo economicamente a resistere lì dove si trova e, se proprio non si può, predisponiamoci a trasportarlo ed accoglierlo in sicurezza per il Paese da attraversare e la terra e le persone che dovranno accoglierlo. Diamo risorse ai Comuni per offrire condizioni di quarantena sicure per la popolazione e per le famiglie che dovranno riaccogliere chi non può più fare a meno di tornare».