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Si è svolto questa mattina presso il Palazzo della Provincia, il convegno commemorativo intitolato “Sergio Cosmai, un delitto di ‘ndrangheta” – Il ricordo di un servitore dello Stato 40 anni dopo. Un evento di profonda rilevanza, che ha reso omaggio alla memoria di Sergio Cosmai, vittima della ‘ndrangheta, e ha offerto una riflessione sul significato del suo sacrificio nella lotta contro la criminalità organizzata.
L’incontro, che ha avuto luogo nel Salone degli Specchi, ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali, figure di spicco nella lotta alla mafia, e testimoni della memoria storica, creando un’occasione per parlare di legalità e giustizia in Italia. La sala era affollata, con una particolare presenza degli studenti degli istituti di istruzione secondaria superiore di Cosenza, per i quali l’evento è stato un’importante opportunità di sensibilizzazione sui temi della criminalità organizzata.
L’apertura dei lavori è stata affidata alla presidente della Provincia di Cosenza, Rosaria Succurro, e al direttore del Carcere di Cosenza, Maria Luisa Mendicino. Entrambi hanno sottolineato l’importanza di ricordare figure come Sergio Cosmai, il cui sacrificio ha segnato un punto di non ritorno nella lotta alla ‘ndrangheta, e hanno ribadito il ruolo fondamentale delle istituzioni nel promuovere la cultura della legalità.
Gli interventi sono proseguiti con Arcangelo Badolati, giornalista e scrittore, che ha tratteggiato il contesto storico in cui è avvenuto il delitto e il suo impatto sulla società calabrese. Il procuratore della Repubblica, Vincenzo Capomolla (in apertura di articolo l’intervista video completa, ndr), ha poi ricordato la continua azione di contrasto alla criminalità organizzata, mettendo in luce l’importanza della cooperazione tra le istituzioni e la società civile.
Ercole Giap Parini, direttore del Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Unical, ha trattato il tema della formazione delle nuove generazioni nella lotta alla mafia, mentre Domenico Mammolenti, stretto collaboratore di Sergio Cosmai, ha portato una testimonianza emozionante sul lavoro e la dedizione del suo ex capo. Il convegno si è concluso con l’intervento della giornalista Mafalda Meduri, che ha moderato l’incontro, mantenendo viva la discussione su temi così rilevanti.
Capomolla: «Cosmai esempio di legalità e dedizione al proprio lavoro»
Così il Procuratore di Cosenza Vincenzo Capomolla a 40 anni da quel tragico delitto Sergio Cosmai. «Questa commemorazione così importante è per un uomo che ha dedicato la sua vita al dovere, che non è indietreggiato di fronte a nessuna difficoltà, a nessun rischio, a nessun pericolo, anche quello per la propria vita. Si è dedico all’affermazione delle regole all’interno di una struttura così delicata quale quella carceraria, il che lo ha esposto ovviamente a dei rischi gravissimi. Purtroppo bisogna anche fare i conti con una debolezza dell’epoca, la debolezza a creare condizioni di sicurezza per chi operava nelle case circondariali».
«Era un’epoca particolarmente difficile, in cui ci sono state vicende all’interno delle carceri, non solo quella cosentina calabresi, ma anche nelle carceri italiane – dice Capomolla ancora -. In quella cosentina c’erano state già delle vicende che avevano caratterizzato il vecchio carcere e che poi si sono replicate all’interno del nuovo carcere. Il direttore Cosmai ha cercato in tutti i modi di affermare le regole all’interno di quelle mura e di escludere privilegi di cui potessero godere esponenti della criminalità organizzata del territorio. Esponenti che lui aveva imparato a conoscere. Quindi è una testimonianza della quale dobbiamo fare tutti quanti tesoro in ogni momento dell’esercizio della nostra attività professionale. Qual è l’eredità che lascia? Occorre svolgere ostinatamente il proprio dovere in qualunque condizione, di fronte a qualunque situazione anche di pericolo, perché l’affermazione della legalità si fa attraverso degli esempi concreti e quella del direttore Cosmai è un esempio fulgido di dedizione al dovere».