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La drammatica storia che stiamo per raccontarvi arriva da Scalea, precisamente da uno dei complessi di alloggi popolari che, tanto volte, custodiscono storie di disagio e di disperazione. L’ultima, in ordine cronologico, è sfociato in un incendio doloso che solo per merito della buona sorte, e dell’intervento tempestivo dei caschi rossi, non è degenerato in tragedia. Alle ore 18 circa del 16 settembre scorso, le fiamme si sono propagate da un tavolo di plastica da esterno cosparso di liquido infiammabile e hanno raggiunto l’ingresso di un’abitazione al primo piano, rendendola inagibile. L’avvocato Mauro Campilongo, legale della famiglia, lancia l’allarme: «Bisogna intervenire prima che sia troppo tardi».
Una presunta intimidazione
Da mesi in quel piccolo complesso residenziale starebbe avvenendo di tutto, dal lancio in cortile di acido ed escrementi, a insulti, minacce e offese, passando per vere e proprie aggressioni fisiche. Ed è tutto agli atti. La donna che vive in quella casa con la sua famiglia, già mamma di un bimbo di due anni e in attesa del secondo, ha già denunciato due volte, indicando il nome del presunto autore e fornendo decine di prove agli investigatori, ma la giustizia si è scontrata con altrettante archiviazioni disposte dal Pm incaricato del caso. «Gli episodi contenuti nelle denunce – spiega l’avvocato Campilongo – sono stati considerati “leggeri”. Ma archivia una prima volta, archivia una seconda volta, alla fine si è arrivati all’incendio. La situazione è stata sottovalutata».
L’abbandono istituzionale
Appena le fiamme si spengono, la donna e il suo legale si recano nuovamente in caserma a sporgere una terza querela. Poi, la giovane mamma, in preda alla disperazione, decide di rendere pubblica la vicenda. Lei e la sua famiglia occupano l’appartamento in modo abusivo e questo elemento sembrerebbe essere d’intralcio agli aiuti, perché li pone dalla parte del torto. «Ma il fatto che noi occupiamo abusivamente la casa – si difende la donna – non significa che qualcuno abbia il diritto di farci del male e di farla franca».
Una storia di disagio sociale
Per comprendere appieno la vicenda, bisogna fare un passo indietro. Rosa (nome di pura fantasia) chiede una casa popolare a Scalea e, siccome ne ha diritto, viene inserita nelle graduatorie pubbliche di assegnazione. Ma la macchina della burocrazia si inceppa anche innanzi alla disperazione. Così, la sua e tante famiglie in attesa di un alloggio, spinte dal bisogno, decidono di occupare gli appartamenti Aterp anche a costo di infrangere la legge. Dopo un po’, Rosa lamenta e denuncia una serie di atti persecutori. Una persona le starebbe rendendo la vita un inferno, forse proprio per spingerla a lasciare l’appartamento occupato.
Il grido d’aiuto dell’avvocato
«Io mi auguro che questa storia possa avere un lieto fine – dice l’avvocato Campilongo -. Scalea non può girarsi dall’altra parte, anche perché è sempre stata una città solidale. Ma la sollecitazione dovrebbe arrivare da chi ha il potere di innescare la catena di aiuti». Il riferimento è alle istituzioni pubbliche. «L’unico che si è interessato al caso, al momento, è il consigliere comunale Giuseppe Torrano, che ringrazio». Poi parla dell’occupazione abusiva: «La signora – sua assistita – ha tutto il diritto ad avere un’assegnazione rapida di un alloggio popolare, perché ci sono i presupposti di legge: ha un figlio piccolo e un altro in arrivo e in casa si vive in condizioni di indigenza».
Il marito non ha più un lavoro. «Mi auguro che si provveda quanto prima all’assegnazione di tutti gli alloggi – continua il legale -, ma prima bisogna fare una ricognizione delle case agibili e rendere agibili quelle che non lo sono. Spero che chi gestisce il patrimonio immobiliare dell’Aterp possa farlo in maniera breve e sollecita. So che esiste il comitato “Case al popolo” che ha fatto tanto, ma a Scalea c’è ancora la necessità di avere un quadro serio e definito delle graduatorie».
L’intervento di Torrano
«Ho cercato di accogliere la richiesta di aiuto della signora – spiega il consigliere comunale di minoranza Giuseppe Torrano – perché riguarda anche l’aspetto umano, questa donna a breve sarà di nuovo mamma. Ho ritenuto opportuno sollevare la problematica portandola all’attenzione del presidente del consiglio comunale di Scalea, il dottor Gaetano Bruno, per farla inserire nei punti all’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale. Poi ho chiesto di sapere pubblicamente in che modo il sindaco intende stare vicino a questa famiglia. L’incendio ha riguardato l’intero immobile e lui, quale responsabile della protezione civile e non solo del territorio di Scalea, è giusto che si assuma le proprie responsabilità. Ho notificato questa richiesta tramite Pec. Ad oggi non è pervenuta ancora la risposta, ma io – conclude – sono fiducioso, l’amministrazione Perrotta non resterà indifferente, in quanto non ci possono essere cittadini di serie A e di serie B».