Si chiama Blendid Intensive Program ed è un percorso Erasmus attivato dall’Università della Calabria in un’ottica di scambio delle esperienze e delle competenze sui temi della migrazione e della integrazione sociale. 

Nella prima fase del percorso un gruppo di giovani studenti dell’Ateneo di Arcavacata si sono recati in Francia studiare il circuito di gestione dei fenomeni di migrazione. Nei giorni scorsi sono stati i ragazzi d’Oltralpe toccare con mano il funzionamento dei progetti di accoglienza e integrazione. 

La scelta è caduta su Acquaformosa, sede dell’Associazione don Vincenzo Matrangolo guidata da Giovanni Manoccio, punto di riferimento in questo ambito, per tutta la regione. Perpignan e Rouen in Francia e la periferia di Bruxelles in Belgio i luoghi di provenienza degli studenti ospiti di Acquaformosa. 

Nel tour anche un incontro con i piccoli del locale istituto comprensivo, dove l’accoglienza si concretizza attraverso l’integrazione scolastico, e una visita nella Chiesa Madre di San Giovanni Battista, alla scoperta delle tradizioni arbereshe e delle radici degli insediamenti albanofoni.

«Abbiamo voluto mostrare ai ragazzi come anche il privato sociale e quindi la società civile, si può organizzare per dare delle risposte a cui lo Stato non riesce ad arrivare, per esempio attraverso il contatto con la popolazione locale – ha spiegato il docente di sociologia politica dell’Unical Walter Greco – Attraverso l’associazionismo vengono offerte risposte più elastiche al di fuori di quegli schemi rigidi che caratterizzano i circuiti di accoglienza nel resto d’Europa, riuscendo così a venire incontro con maggiore efficacia ai bisogni e alle necessità dei migranti».

Sul contesto arbereshe il professor Greco ha aggiunto: «Oggi assistiamo alla crescita di un’ideologia per cui le migrazioni sono un pericolo: ci sentiamo sotto assedio, intravediamo la fine della nostra civiltà attraverso la sostituzione etnica. In realtà proprio Acquaformosa ed altri centri del comprensorio dove sono ospitati i sistemi di accoglienza integrata, furono interessati nei secoli scorsi dai flussi migratori degli albanesi in fuga. Ma oggi non parliamo di sostituzione etnica: queste popolazioni infatti sono considerate italiane a tutti gli effetti».

Molto impressionati gli accompagnatori provenienti da Francia e Belgio: «È stata una esperienza molto interessante perché ha permesso a colleghi che vengono da grandi realtà urbane di confrontarsi oggettivamente con situazioni che destrutturano determinati paradigmi legati alla segregazione ed alla marginalità sociale. Interessante constatare come l’accoglienza si sia realizzata in contesti rurali – ha detto al nostro network Manuel Boucher, docente di sociologia politica dell’Università di Perpignan – I nostri studenti sono molto impressionati da questo sistema adottato in Calabria».