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Il caso del “paziente 1”, l’uomo di Cetraro morto all’ospedale di Cosenza domenica scorsa, risultato nuovamente positivo al tampone dopo due test negativi, rischia di ribaltare le poche certezze che abbiamo sull’eradicazione di questo virus. Quando si può dichiarare un paziente guarito senza ombra di dubbio? E quando, questo paziente può considerarsi fuori pericolo? Ne abbiamo parlato con il dottor Antonio Scalzo, direttore di Medicina Legale dell’Asp di Cosenza.
Il protocollo dei due tamponi consecutivi è davvero un modo sicuro per determinare la guarizione di un paziente? La questione non è di poco conto, perché le persone “negativizzate” poi ritornano in famiglia.
«Al momento le indicazioni dell’Iss portano verso questa soluzione. Per lo stato attuale di conoscenza dell’infezione, è stato codificato che dopo il periodo di malattia e di quarantena, se risultano negativi i due tamponi effettuati a distanza di 24 ore, i pazienti vengono considerati guariti. La conoscenza attuale della malattia arriva fin qui e noi siamo vincolati a questo tipo di orientamento».
Fino a prova contraria.
«La situazione è in evoluzione continua. Oggi 10 aprile diciamo che il protocollo è questo, domani magari ci saranno altre evidenze scientifiche che porteranno a modificare qualche approccio o a confermarlo».
Il caso dell’uomo di Cetraro però dovrebbe essere approfondito ulteriormente.
«Non c’è dubbio. Per questo la Regione, sta programmando, come il resto d’Italia, di individuare delle strutture destinate a ospitare i pazienti guariti dal Coronavirus per un secondo periodo di quarantena; questo proprio per ridurre eventuali rischi per chi si troverà in contatto col paziente in futuro». (LEGGI QUI)
Il pericolo è che soggetti dichiarati sani possano immettere in circolo il virus un’altra volta.
«Al momento, attenendoci alle indicazioni comprovate dagli organi scientifici di riferimento, dopo due tamponi negativi, il soggetto viene considerato riammissibile nel nucleo familiare o nella società. Naturalmente, ripeto, sono conoscenze che si evolvono di ora in ora».
Quindi, al di là dei protocolli in vigore oggi, c’è l’ipotesi all’orizzonte di trovare un percorso, diciamo, “protetto” per i guariti dal Covid19.
«Sarebbe auspicabile».