Non si placano le polemiche a Cosenza intorno alla rimozione della statua del Leone, simbolo della città e dell’amministrazione socialista guidata negli anni ’90 da Giacomo Mancini senior. A sollevare con forza la questione è Giacomo Mancini junior, già parlamentare, assessore regionale e nipote dello storico sindaco cosentino.

L’ex deputato ha diffuso una dichiarazione dai toni netti, annunciando la sua presenza sul posto per impedire la rimozione della statua: «Nel pomeriggio di ieri (martedì, ndr) un architetto di Rogliano insieme ad alcuni operai di una impresa edile della stessa zona armeggiavano intorno alla statua del Leone e discutevano su come toglierla da davanti al municipio di Cosenza. E si sono dati appuntamento nuovamente alle sette di mattina di domani, giovedì santo».

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«Ringrazio di cuore quanti ci hanno informato con puntualità e con preoccupazione. Ovviamente domani troveranno anche me al fianco del Leone. Insieme ai media nazionali che stanno arrivando in città. E a quanti vorranno opporsi a questa vergogna». Mancini denuncia un atto che considera non solo uno sfregio alla città, ma anche un’offesa alla memoria storica e politica: «Nonostante la straordinaria mobilitazione popolare a difesa del Leone, all’indignazione diffusa in ogni parte del Paese che ha provocato lo sfratto reiterato di Caruso, alla partecipazione di popolo al flash mob, alle torrenziali raccolte firme contro lo sfratto, evidentemente c’è ancora chi insiste nel violento proposito di oltraggiare la storia di Cosenza e di offendere la storia socialista».

E conclude con un invito alla resistenza civica: «È del tutto evidente che più sarà esibita l’arroganza del potere, più sarà forte la risposta di popolo a difesa del Leone. Occhi aperti e difendiamo il Leone».