«A proposito dei lavori di manutenzione straordinaria, da eseguirsi con i fondi dell’Agenda Urbana 2014/2020, sulla infrastruttura delle scale mobili del centro storico, ci preme precisare che le scale mobili sono state ultimate ed inaugurate nel 2002 ed hanno regolarmente funzionato fino al 2013». A sostenerlo sono i principiani della Federazione Riformista che sono intervenuti nel dibattito che anima la città.

«Dopodiché, con l’avvento del commissario Valiante – dicono – vera sciagura per il comune di Rende, e del sindaco Manna, questo importante servizio non ha più funzionato. Corre l’obbligo, altresì, ricordare che l’intervento delle scale mobili faceva parte di una visione più generale di recupero del centro storico di Rende, magnifico borgo antico. Mentre si eseguivano, infatti, i lavori per realizzare le scale mobili, nel frattempo, il Comune di Rende a guida riformista aveva ristrutturato e recuperato le bellissime chiese barocche, aveva pavimentato a porfido tutte le stradine e le vie principali di Rende centro ed aveva realizzato e riempito di opere d’arte ben tre musei». 

«Pertanto – aggiungono – la visione era quella di fare di Rende centro una sorta di paese albergo e le scale mobili avevano un ruolo importantissimo, perché sarebbero servite a togliere dal centro storico le macchine in sosta che, praticamente, occupavano la viabilità del borgo antico. Per attuare il disegno di Rende come borgo per la cultura e l’accoglienza, infatti, si era proceduto all’acquisto di palazzo Basile, ristrutturato come albergo con 50 posti letto, un piano bar, un ristorante per 50 coperti, nonché un salone per eventi da 250 posti. E, invero, per eventi normali si sarebbe potuto utilizzare palazzo Basile, che, purtroppo, gli amministratori che sono venuti dopo i riformisti non sono stati in grado di utilizzare assegnando la struttura, tramite evidenza pubblica, ad un gestore privato. Per gli eventi straordinari, quali mostre d’arte, di antiquariato, di filatelica etc., oppure per matrimoni di persone che ambivano ad un evento di alto livello, si sarebbe potuto utilizzare, invece, il Castello Normanno-Svevo da ristrutturare». 

«Bisogna tener presente – si legge ancora – che i riformisti per il Castello avevano selezionato un progetto che prevedeva l’abbattimento dell’attuale copertura in cemento armato da sostituire con un tetto in travi di legno e coppi, il tutto visibile dal salone di rappresentanza. Il progetto prevedeva, inoltre, l’eliminazione delle strutture in ferro e vetro, in modo da recuperare il giardino e la vecchia Gil, da destinare ad una funzione espositiva. L’esecuzione di questo progetto avrebbe ridato al Castello una struttura più sicura sotto il profilo sismico, in quanto le pareti portanti in muratura avrebbero magnificamente retto una copertura divenuta assolutamente più leggera. Le scale mobili, dunque, rappresentavano un tassello di un suggestivo mosaico». 

«Purtroppo – scrivono sempre gli esponenti della Federazione Riformista – le cose non sono andate come dovevano andare e oggi restano numerosi problemi. Vogliamo, infine, precisare che l’attuale intervento in atto sulle scale mobili è stato finanziato, come detto, con l’Agenda Urbana-POR 2014/2020 la cui scadenza è stata prorogata fino al 31 dicembre 2023 per la pandemia. Il che dimostra l’inefficienza del settore competente del comune di Rende che ha seguito l’Agenda Urbana, cosa che abbiamo già denunziato in altri numerosi articoli in cui abbiamo fatto notare, altresì, una corresponsabilità del predetto settore per la possibile perdita di 50 milioni di euro per il settore rifiuti e per la perdita accertata di 160 milioni di euro da utilizzare per la realizzazione della metropolitana. Del resto, la mancanza di visione viene confermata dall’utilizzo dei fondi dell’Agenda Urbana spezzettati in numerosi interventi e del PNRR utilizzato per eseguire semplici manutenzioni, quali quelle relative a piazza San Giovanni e piazza De Vincenti, che si concretano spesso in una deturpazione dell’esistente». 

«Noi riformisti nelle precedenti Agende Urbane (PSU per il POR 1999/2006 e PISU per il POR 2006/2014) – chiude la nota – abbiamo concentrato le risorse su opere strategiche come il viale parco Francesco e Carolina Principe per il PSU e il Parco Acquatico per il PISU. I fondi europei, infatti, sono fondi straordinari e debbono servire per realizzare interventi strategici che i comuni non potrebbero mai eseguire con i loro limitati fondi ordinari che, invece, debbono essere utilizzati per interventi normali come, ad esempio, le manutenzioni. Ci auguriamo che chi di dovere metta mano a questo dossier, perché tutta la partita dei fondi europei della nostra città è messa assolutamente a rischio. Se c’è un rimpianto per noi riformisti è di non aver potuto realizzare le nostre visioni che, certamente, attraverso il corretto uso dei fondi del PNRR, avrebbero risolto importanti problematiche per il territorio di Rende».