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I consigli comunali di Cosenza e Rende svolti in simultanea sono stati preceduti, sponda Palazzo dei Bruzi, da tre riunioni separate. Alla prima hanno partecipato i consiglieri comunali e gli assessori del PSI e del gruppo “Franz Caruso Sindaco”, alla seconda (telematica) i consiglieri del Partito Democratico, alla terza gli esponenti della minoranza di centrodestra.
Se dalle due di centrosinistra è emerso un documento condiviso, su quest’ultima è doveroso un significativo approfondimento. E’ stata svolta nei locali della Provincia alla presenza dell’ex sindaco, oggi senatore azzurro, Mario Occhiuto. Con lui c’erano i consiglieri regionali di Fratelli d’Italia e Forza Italia Luciana De Francesco e Pierluigi Caputo e i componenti della minoranza comunale di Cosenza Francesco Spadafora, Francesco Caruso, Michelangelo Spataro, Ivana Lucanto, Francesco Cito, Alfredo Dodaro e Antonio Ruffolo. Ne è emerso un forte endorsement durante il pubblico consesso, espresso in tutti gli interventi, verso la proposta di legge approvata di recente nelle commissioni regionali.
La risoluzione del centrodestra di Cosenza
Francesco Caruso ha ricordato «che di fusione si è parlato già in seno alla Giunta Comunale del Comune di Cosenza con Deliberazione n.63 del 8 maggio 2017, laddove la stessa Giunta Comunale si è determinata nel proporre al Consiglio Comunale di Cosenza, la volontà di deliberare l’avvio del procedimento per la fusione dei comuni di Cosenza e Rende (come in effetti si è poi deliberato). Tanto a dimostrazione del fatto che questi Consiglieri, in linea con quelli che sono i principi che hanno accompagnato da sempre le proprie volontà, erano e sono tuttora pronti a lasciare immediatamente, senza esitazione alcuna, le proprie cariche per il bene sommo dei cittadini che dignitosamente rappresentano».
Caruso ha aggiunto che «la fusione dei tre Comuni interessati avrebbe modo di generare il superamento della soglia dei 100.000 abitanti complessivi, tanto da beneficiare quindi di ingenti risorse, oltre a quelle
già di per sé previste dal processo di fusione. Il processo di fusione – spiega ancora – genera importanti risparmi sui tributi, realizzando una considerevole riduzione della Spesa Pubblica unita ad una maggiorazione dei ricavi tanto da poterli destinare al potenziamento dei servizi per l’intera cittadinanza».
Per questo motivo, a nome di tutta la minoranza, ha presentato una delibera, che non ha raggiunto la maggioranza dei voti, con cui impegnava «lo stesso Consiglio Comunale, il Sindaco e la Giunta a dare pieno sostegno al Consiglio Regionale della Calabria affinché questo grande progetto di fusione possa illuminarsi di approvazione, giungendo quanto prima possibile alla prevista consultazione referendaria e a condividere l’auspicio che il percorso di unificazione possa successivamente estendersi agli altri comuni dell’area urbana».
Gli interventi di Spadafora, Cito, Spataro e D’Ippolito
Francesco Cito, spiegando come «finalmente si parli di città unica con un passo concreto», ritiene che serva dare concretezza a quanto i cittadini vivono già da anni. Francesco Spadafora ha allargato il campo parlando di come anche Montalto Uffugo debba essere oggetto di fusione così da allargare ancora di più l’area interessata dalla riforma.
Michelangelo Spataro, nella dichiarazione di voto, ha ricordato «che devono essere i cittadini a decidere se fare o meno la città unica. Inoltre – ha detto rivolgendosi a Caruso – voi sindaci sarete convocati nelle sedi opportune al momento previsto dalla legge vigente. I parametri che portano alla fusione sono altri. Ci sono migliorie sotto ogni punto di visto. La nostra non è un’area metropolitana e in ogni regione può essercene una ed è Reggio Calabria».
Giuseppe d’Ippolito, infine, ha chiesto di «leggerla la proposta di legge». A suo avviso emerge un solo problema: «la fine della data di legislatura». «Quella – spiega – ha creato fibrillazione nella maggioranza e credo che si possa discuterne. Ricordo, inoltre, quando Guccione parlava della Grande Cosenza e resto in attesa che il Pd faccia l’ennesima capovolta a riguardo. In un anno e mezzo questa legislatura ha messo in piedi un progetto vago dell’unione dei trasporti che non vedrà mai la luce. Fatto sta che dovrebbero essere Rende e Castrolibero a non volersi sposare con noi, non il contrario…».