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Da qualche tempo, seppur giovanissimo, si sta ritagliando i suoi spazi politici. Proprio nei giorni scorsi ha scoperchiato il pentolone della Tari, rincarata dall’Amministrazione comunale di Corigliano Rossano quasi del 12%, definendo la mossa come «naturale conseguenza di una gestione fallimentare che, numeri alla mano, risulta essere la peggiore degli ultimi dieci anni».
Pur bocciandolo su tutta la linea, ad inizio consiliatura Mattia Salimbeni e Flavio Stasi erano “soci”, ovvero esponenti della stessa coalizione. Il giovane consigliere comunale – da qualche mese – di Azione, ma con un passato – anche recente – in Forza Italia, partito che lo ha sostenuto da candidato al rinnovo della massima assise comunale sotto le mentite spoglie di raggruppamenti civici, sta provando a guadagnarsi sul campo i galloni di “condottiero”.
Da enfant prodige della politica – proprio come il sindaco – potrà scalare posizioni a patto che mantenga la testa sulle spalle e non cambi partito ogni due per tre. Al giovanissimo saggio Mattia, eletto nel 2019 appena 21enne con 480 preferenze – molte delle quali forziste – abbiamo chiesto di riassumere questa esperienza quinquennale con meno politichese possibile.
Sei stato eletto da Forza Italia nella maggioranza che sosteneva Stasi, poi hai saltato il fosso e sei approdato ad Azione. Per quali motivi?
«Non mi sottraggo alla risposta. Ho militato in Forza Italia per molti anni e ne sono orgoglioso. Non è stata una scelta facile quella di lasciare il partito, ma sono un convinto liberale e in Fi non c’è più posto per i liberali, anzi, spesso non sembra altro che un partito satellite della destra radicale. Con Stasi abbiamo scritto una bellissima pagina di storia, vincendo le elezioni con una coalizione civica e partendo da una posizione di netto svantaggio. Peccato che poi il primo cittadino abbia gettato tutto alle ortiche, dimenticando gli impegni assunti sui palchi e messi nero su bianco nelle linee di mandato, generando enormi divisioni nella città e condannandola ad un isolamento senza precedenti. Per questi motivi abbiamo chiesto scusa alla città e siamo (insieme ai suoi “colleghi” del movimento politico Corigliano Rossano domani, ndr), andati via per coerenza. Quando ho deciso di non rinnovare la tessera di Forza Italia, ricoprivo ruoli dirigenziali (coordinatore dei giovani, ndr) ed eravamo freschi di vittoria regionale; quando ho lasciato la maggioranza consiliare, il mio gruppo esprimeva due assessori e diversi componenti nelle commissioni consiliari. Abbiamo rinunciato a tutto e sono orgoglioso. Perché la “vicinanza al potere” non ha mai guidato le mie scelte politiche e nessuno mai potrà dire il contrario, altrimenti sarebbero i fatti smentirlo».
Azione sta iniziando a mostrare i muscoli. Il capogruppo Scarcello ne ha evidenziato i grandi numeri in consiglio comunale e le potenzialità elettorali. Vi sentite davvero così forti?
«Essere il partito con il gruppo consiliare più numeroso dimostra che Azione ha un grande peso elettorale ed è già fortemente radicato sul territorio. A noi, però, interessa dimostrare il suo peso politico: vogliamo diventare, presto, il punto di riferimento delle nuove generazioni e del popolo moderato, in città e non solo. Corigliano-Rossano sarà un punto di partenza e dimostreremo che Azione non è solo un contenitore di consensi ma anche, e soprattutto, classe dirigente».
A cento giorni dalle elezioni tira le somme di questi cinque anni, tra maggioranza e opposizione.
«Vorrei tanto “tirare le somme” della maggioranza ma purtroppo non riesco ad andare oltre il fatto che siano stati degli ottimi soldati al servizio di Stasi. Per il resto, nulla totale. Le opposizioni, al netto della Lega di Salvini, alleata sin dal primo momento di Stasi, hanno sempre provato ad animare un dibattito, dentro e fuori il Consiglio comunale. Alcune volte con successo, altre volte meno. Sono state generose con il primo cittadino, forse troppo, tanto che oggi molti le ritengono inesistenti. La verità è che si è provato per anni a ragionare in un’ottica unitaria, nell’interesse esclusivo della città. Magari non sempre, ma certamente nei momenti cruciali, come quello sullo Statuto, ad esempio. Quell’apertura al confronto e al dialogo è stata mortificata da chi non conosce l’a-b-c delle regole democratiche ed ha sempre preferito lo scontro al dialogo».
Azione ha deciso di schierarsi col centrodestra ma a pochi mesi dalle urne non c’è ancora un candidato a sindaco e le acque sembrano ancora agitate. Siete davvero convinti di poter vincere ancora le elezioni?
«Certamente. Prima di capire “chi fa cosa” bisogna chiedersi “cosa si fa”. Stiamo costruendo una proposta concreta, su solide basi programmatiche. La scelta del candidato sindaco è importante ma non è tutto: prima bisogna costruire un progetto credibile, solo dopo scegliere chi meglio potrà rappresentarlo. Siamo nei tempi».
Possono funzionare le “larghe intese” o il “campo largo” che parta da Fdi, passi per il centro e finisca al Pd? Il nemico del mio nemico è mio amico: un’alchimia che funziona, ma fino a che punto?
«No, non credo funzioni. Non abbiamo bisogno del “tutti dentro” per arrivare al governo della città. Allestire la squadra significa tracciare un perimetro dentro al quale far confluire forze politiche che non guardino solo alla vittoria delle elezioni ma pensino anche ai cinque anni di governo cittadino. Noi non dobbiamo costruire una coalizione “contro Stasi” ma una coalizione per la città. Mettere insieme FdI e PD mi sembra assai improbabile e soprattutto poco credibile. Vincere facile non serve a nulla se poi non si riesce a governare». (Ammesso che sia facile vincere oggi contro Stasi, ndr).
Concludiamo con tre curiosità. La prima: in Azione è in corso la diaspora di quelli – pochi a dire il vero – che di centrodestra non ne vogliono sentire parlare. Una sorta di parenti serpenti.
«Assolutamente no. Certo, c’è una dialettica accesa sul collocamento del partito alle prossime elezioni ma nessuno ha mai minacciato diaspore. Azione ha una sua proposta programmatica ed un percorso politico ben delineato. Dialoghiamo con tutti, fatto salvo chi foraggia, o ambisce a farlo, l’attuale fallimentare governo del territorio. Su questa posizione siamo tutti d’accordo. Il sindaco raccoglie tutto, anche i suoi più ostinati detrattori, pur di ottenere la riconferma. Ma dubito che qualcuno di Azione decida di seguirlo. Di mezzo non ci sono solo quattro anni e mezzo di opposizione ma la dignità».
La seconda: irromperà con forza nell’agone politico del centrodestra anche la neonata Italia Viva di Stefano Mascaro e Nicola Candiano. Che ne pensi?
«Li conosco poco ma abbastanza per dire che, con loro, Italia Viva avrà un altro passo. Spero soltanto dimostrino più propensione al dialogo del loro leader nazionale».
Offrici un pronostico in vista del 9 giugno.
«Impossibile fare un pronostico, sarà una partita aperta. Ai cittadini proporremo la nostra idea di città. Un percorso amministrativo concreto e pragmatico che possa archiviare cinque anni di malgoverno, ma anche una visione di città che possa finalmente essere all’altezza delle aspettative. Siamo un popolo che ha il dovere di pensare in grande ed è esattamente quello che faremo».