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Domani si riunirà alle 11.30 la I Commissione – Affari Istituzionali della Regione Calabria presieduta da Luciana De Francesco. Tornerà ad occuparsi della proposta di legge sulla fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero. C’è da vagliare quale nome attribuire alla città unica e quale quesito porre nel referendum. Fermo restando che “Cosenza” comparirà di certo nella nuova denominazione, i consiglieri di centrodestra stanno riflettendo se utilizzare o meno il metodo “Corigliano Rossano”. Oggettivamente, però, chiamare il nascituro centro di governo “Cosenza Rende Castrolibero” sarebbe troppo lungo e scomodo da utilizzare.
La data del referendum ancora non c’è. Si sa che slitterà a dopo le elezioni europee e amministrative di giugno e che con ogni probabilità valicherà anche i mesi estivi. Il mese cerchiato in rosso sul calendario è settembre 2024, periodo in cui i cittadini dei tre comuni dovrebbero essere interpellati sulla prospettiva della fusione. Il loro voto non sarà vincolante, ma non tenere conto di un voto contrario rafforzerebbe il concetto, già dilagante specialmente nel centrosinistra, di un’azione legislativa spregiudicata. Altra cosa che appare abbastanza probabile è la data del primo febbraio 2025. Nella bozza iniziale della bozza di proposta di legge era indicata come deadline per lo scioglimento dei tre consigli comunali. Slitterà perlomeno di sei mesi. Se non di un anno.
Nel frattempo all’ombra della Sila si continua a discutere di città unica e non mancano gli interventi. Alfredo Antoniozzi, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera si è rivolto al centrosnistra. «Al PD ricordo che tanti anni fa furono loro, mi pare addirittura quando c’era il Pds, a lanciare la proposta – ha detto -. Non si sottraggano alla sfida, perché chiudersi nella difesa di logiche interne non è la risposta migliore a un’idea di città che deve nascere per rappresentare degnamente tutta la provincia. Riteniamo che si sia agito nell’alveo democratico e costituzionale, ma crediamo che sia necessario attendere l’esito della consultazione popolare perché la sovranità della scelta sia effettivamente democratica».
Da Rende continua a levarsi vigoroso il “no” alla fusione, ritenuta un’annessione dai principiani e da un’altra decina di sigle aderenti all’area riformista e progressista della città. Dopo il sesto incontro zonale con i rappresentati dei quartieri di Roges e Sant’Agostino, il Comitato ribadito «cultura, tradizione politica, senso di appartenenza e rispetto istituzionale». «Pratichiamo da sempre l’accoglienza e la solidarietà e, così naturalmente, alimentiamo e rafforziamo valori identitari difficilmente rintracciabili altrove» hanno commentato inoltre al termine della manifestazione di venerdì sera. Nello stesso tempo hanno lamentato: «Gli unici che si sono negati al confronto sono i rappresentanti del centrodestra di governo regionale, i consiglieri proponenti e pure il Presidente Occhiuto».
Nel dibattito in essere si inserisce anche l’intervento dell’ex sindaco di Cosenza, Piero Minutolo. Insieme ad altri dieci personalità politiche e dell’associazionismo del’area urbana propone “Nuova Cosenza” come nome ideale della futura città unica. «Un nome rispettoso della storia e delle tradizioni culturali della città capoluogo di Provincia e, nello stesso tempo, rivelatore della volontà di proiettare la comunità verso nuovi e più ambiziosi traguardi di progresso e di crescita – sostengono -. Riteniamo inoltre ragionevole che vengano previste nello Statuto del nuovo Ente adeguate ed incisive forme di partecipazione e decentramento mediante l’istituzione dei Municipi che, a nostro avviso, dovranno essere tre: Cosenza, Rende e Castrolibero dotati di organismi eletti a suffragio universale e costituiti da un minimo di cinque a un massimo di undici consiglieri in rapporto alla popolazione di ciascuno dei tre comuni, da un presidente e nessun assessore».