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Si è concluso il laboratorio di scrittura creativa e storytelling che si è tenuto nel cuore del centro storico di Cosenza. Al laboratorio “Nuove città” hanno attivamente partecipato 24 giovani, dai 15 anni di età del Liceo Scientifico Scorza di Cosenza, partner del progetto. Il laboratorio è stato curato dallo scrittore calabrese Michele D’Ignazio. Che dà un giudizio molto positivo dell’esperienza.
«Nelle due giornate di esplorazione gli studenti hanno avuto una soglia molto alta di attenzione, osservazione e ascolto. La loro prof ci faceva notare che non hanno mai preso in mano, in tre ore di cammino, il loro cellulare. Io credo tanto in queste modalità di insegnamento esperienziale, in questo caso camminando e ascoltando».
Non si è trattato di una lezione teorica, piuttosto fredda. Ma agli studenti sono stati dati dei compiti precisi.
«Esattamente. Compiti che li hanno ulteriormente coinvolti. Alice, ad esempio, aveva un registratore audio e delle cuffie e andava a caccia di suoni, di rumori, delle voci dei passanti, dell’abbaiare dei cani. Il suo sguardo era luminoso e la prima cosa che mi ha detto è stata: “riesco a sentire tutto!” Margherita e Domenico si sono occupati di scattare foto, con particolare attenzione ai dettagli. Melissa e Francesca si erano portate una pinza e delle bustine per raccogliere dei “reperti”. Insomma, la curiosità è cresciuta passo dopo passo».
Innamorarsi del centro storico. Il laboratorio promosso dall’Associazione La Giostra di Cosenza è servita anche e soprattutto a scoprire la città antica e tutto il suo fascino.
«Credevo in realtà che conoscessero di più i luoghi del centro storico, invece ho scoperto che avevano dimestichezza solo con la Villa Vecchia e corso Telesio. Quindi per loro inoltrarsi nei vicoli e nei quartieri più nascosti è stato davvero esplorare luoghi sconosciuti: una novità assoluta per loro. La reazione dei ragazzi è stata bella e incoraggiante, a dimostrazione che, se si propongono progetti belli, i ragazzi rispondono con entusiasmo. Sono in gamba e non vedo l’ora di leggere le storie che tireranno fuori dalle esperienze fatte».
Il percorso formativo ha previsto tre fasi di attuazione.
« Sí, il primo giorno, all’interno dell’auditorium del Liceo Scorza, abbiamo presentato l’idea e ho iniziato a dare agli studenti degli spunti, non solo narrativi, ma anche su come diventare “esploratori del mondo”. Io credo che la scrittura deve essere, per chi legge, un’esperienza immersiva. Quindi, chi scrive, deve affinare i suoi sensi e saperli riportare sulla pagina. La seconda fase ha riguardato l’esplorazione dei quartieri, aiutatati dalla guida e archeologa Carmela Bilotto. Oltre ai luoghi di grande fascino abbiamo avuto modo di parlare e confrontarci con persone che il centro storico lo vivono tutti i giorni. Siamo passati dalla stamperia “senza pressa” e dal cineteatro “Universal”, parlando con Lorenzo, Monica ci ha raccontato la sua idea di “Pane storto”, siamo poi finiti nel piccolo e affascinante negozio vintage “Used e confused”».
E quindi un’ultima fase
«La terza e ultima fase riguarderà la scrittura di racconti ambientati nel centro storico. Infine, ci sarà la disseminazione. Racconteremo questo bel progetto ad altre importanti realtà scolastiche dell’area urbana e dedicheremo una serata, proprio al cineteatro Universal, alla lettura dei racconti, dove gli studenti saranno gli assoluti protagonisti».
Tutto è partito dalla necessità di tornare a ‘vivere’ nei nostri centri storici, bellissimi eppure di fatto in stato di abbandono.
«Sì, eppure bisogna pensare a delle “nuove città”, tornando al titolo del laboratorio. Ci sono delle esperienze nuove, degli abitanti nuovi che abitano il centro storico, rispettando i luoghi che hanno trovato, portando avanti esperienze di artigianalità e originalità che sorprendono, hanno trovato un giusto equilibrio tra passato e futuro».
Possiamo quindi immaginare un futuro per i centri storici
«Il futuro ha un cuore antico e la speranza è di ripartire da queste esperienze, ispirarci a ciò che abbiamo visto e ascoltato e raccontarlo infine in modo accattivante, confidando che esperienze come queste possano moltiplicarsi e tanti luoghi abbandonati possano essere donati alla città. E tornare così a vivere».