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Le indagini sul rapimento della piccola Sofia, neonata di appena un giorno sottratta dalla clinica, proseguono con intensità. Gli inquirenti si concentrano ora sulle indagini sui cellulari di Rosa Vespa e di suo marito Moses Omogo Chiediebere, per ricostruire dettagliatamente i contatti e le comunicazioni tra i due. Questo passo è fondamentale per determinare se la 52enne di Cosenza abbia agito da sola o se abbia avuto complici.
Rosa Vespa è attualmente in carcere dal 21 gennaio, quando fu trovata nella sua abitazione con la neonata Sofia. Inizialmente, anche il marito Moses, 43enne nigeriano, fu arrestato, ma successivamente scarcerato dal gip. Chiediebere ha sempre sostenuto la sua innocenza, dichiarando che sua moglie ha agito in solitudine, senza il suo coinvolgimento diretto.
Rosa Vespa, durante i nove mesi precedenti al rapimento, ha finto di essere incinta, creando una falsa gravidanza e dando adito a una menzogna che ha coinvolto anche un falso parto. La donna ha dichiarato di aver dato alla luce un bambino, Ansel, mai concepito, una parte della sua costruzione di una realtà fittizia. Gli inquirenti, quindi, stanno cercando di capire l’intera dinamica della vicenda e se la mentale costruzione della finta maternità sia stata portata avanti con l’aiuto di qualcuno, come il marito o altri complici.