«Il luogo comune che vede tutti meridionali collusi e corrotti si estende anche alla famigerata categoria degli amministratori e delle amministratrici che se ricoprono quei ruoli a quelle latitudini qualcosa avranno pur detto fatto o anche solo pensato. E dunque che male potrebbe fare lo scioglimento di un comune in più in terra di Calabria? Poi però arriva la notizia del provvedimento assunto dal tribunale di Cosenza che, rispetto all’ex sindaco di Rende, va a decretare la sua candidabilità poiché le sue condotte non hanno concorso allo scioglimento dell’Ente da lui amministrato. E dunque? Ci si rende conto che qualcuno ha di fatto interrotto bruscamente un percorso virtuoso causando un danno di notevole portata all’intera città?». Lo afferma il Laboratorio Civico, il gruppo politico colonna dell’ultima amministrazione.

«Alla notizia fanno eco tantissimi attestati di stima e vicinanza da parte di cittadine e cittadini, ma risuona fortissimo il silenzio della politica, il silenzio delle istituzioni, il silenzio degli amministratori dei comuni della provincia e del confinante capoluogo. Ad eccezione di Simona Loizzo e di Enza Bruno Bossio che pongono dei legittimi dubbi sulla struttura approssimativa ed emergenziale della legge sullo scioglimento dei comuni, nessun altro e nessuna altra hanno proferito parola. Ma allora è naturale – si le legge nella nota -chiedersi se in qualche modo o misura quello che è accaduto a Rende possa rappresentare un vantaggio per tanti politici silenziosi e miopi, di diverse parti politiche, che sperano o si illudono di trarre qualche vantaggio dallo scioglimento di uno dei comuni più importanti della Calabria. Se così fosse, è giusto porsi degli interrogativi specifici».

I manniani poi iniziano a porre una serie di quesiti a cui vorrebbero che qualcuno rispondesse. «Quale è il ruolo di Amministratori ed ex amministratori che esprimono contrarietà al nefasto progetto di autonomia differenziata con la medesima enfasi con cui si oppongono alla legge sulla fusione dei comuni, tanto da sedersi a tavoli di discussione di dubbia composizione? Non hanno nulla da dire in merito alla leggerezza con cui si scioglie un comune per mafia? In merito alla superficialità con cui si indagano cittadini innocenti? Non si rendono conto che tutto questo va a diretto vantaggio di chi a livello Nazionale stabilisce che alle regioni del Sud sia legittimo destinare meno fondi e che sia dunque giusto avanzare velocemente con la secessione dei ricchi?».

«La rabbia e la frustrazione derivano dalla consapevolezza che la forte volontà che il Meridione rimanga in una condizione di subalternità fa gioco sia a livello politico che culturale, proprio per continuare a far girare quel circolo vizioso di pregiudizi che è la base naturale su cui creare dipendenza economica.
Ma – l’attacco più forte – in nome dell’antimafia si continua a salire in cattedra e a sostituirsi alle sentenze dei giudici, decretando anche che persone ritenute innocenti nei processi siano comunque colpevoli. Lungi da noi negare l’esistenza di un problema che esiste e che va di certo combattuto con forza e determinazione ma è giusto raggiungere la consapevolezza che la mentalità di crisi perpetua giustifica di fatto quelle dinamiche economiche che favoriscono le disparità a discapito delle regioni del Sud in una logica che non esiteremo a chiamare colonialista».

«Una logica su cui le Mafie continueranno a trovare terreno fertile. E’ dunque necessario opporsi alla narrazione che vede il Sud come un fardello per il Nord. Il Sud non deve essere un problema da risolvere, ma una risorsa da valorizzare e questo sara’ possibile solo attraverso un cambio di rotta. E’ giusto però anche contrastare la perversa idea che sia più semplice fare politica ricorrendo all’aiuto delle procure piuttosto che lavorare su programmi efficaci che vadano realmente nella direzione del bene comune. Per questo motivo – conclude il Laboratorio Civico – siamo sempre più convinti che la giusta risposta sia il civismo, l’unica forza che può continuare ad anteporre i principi di democrazia alle perverse logiche di una politica stantia che attanaglia e frena la nostra terra.