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Nei giorni scorsi, a seguito dell’esito del referendum sulla città unica, si è tornato a parlare della scelta di spostare l’Ospedale di Cosenza ad Arcavacata di Rende, presso l’Università della Calabria. Il dibattito ha assunto nuovi contorni, toccando anche la questione idrogeologica dell’area di Vaglio Lise, inizialmente individuata come sede del nuovo nosocomio.
Secondo Alessandra Bresciani, consigliera del Circolo Giuseppe Saragat “Sezione Gaspare Conforti”, è evidente che “se davvero l’area di Vaglio Lise non fosse idonea, significherebbe che chi l’ha scelta ha commesso un errore. Ma il problema va oltre: la decisione della Regione Calabria e dell’Unical non riguarda più soltanto l’Ospedale di Cosenza, ma qualcosa di diverso, un Policlinico Universitario Regionale”.
Questo punto è cruciale: come sottolinea l’Associazione Riforma Rivocati APS, “bisogna chiarire che un Policlinico Universitario è un centro di ricerca, non un semplice luogo di cura. L’Ospedale di Cosenza, invece, ha come scopo principale garantire assistenza sanitaria alla popolazione. Non possiamo accettare che la ricerca e il profitto con posti letto riservati diventino gli unici protagonisti”.
Il rischio, evidenzia l’Associazione Civica Amica APS, è che “la trasformazione dell’Ospedale in un Policlinico possa subordinare i bisogni di un’intera città alle necessità dell’università. Cosa ne sarà di Cosenza tra vent’anni, senza un ospedale centrale e con il suo cuore sanitario trasferito altrove? Senza un piano concreto per i servizi, la mobilità e la qualità della vita, la città rischia di diventare un esempio di archeologia urbana”.
Il dibattito solleva domande concrete: l’Associazione Ri-ForMap APS chiede se “sono stati valutati i rischi idrogeologici dei terreni di Arcavacata, quale operatore economico sarà incaricato della costruzione, e come si intende sviluppare la necessaria rete di servizi intorno al nuovo ospedale”.
Nel frattempo, alcuni emendamenti al decreto “Milleproroghe” aggiungono nuovi elementi alla discussione: uno prevede la possibilità di nominare un Commissario straordinario per la realizzazione dei nuovi ospedali in Calabria, un altro prolunga fino al 2027 il mandato dei rettori delle università con corsi di laurea in Medicina nelle regioni sottoposte al piano di rientro sanitario, come la Calabria.
A questo punto, la questione chiave diventa un’altra, come ribadisce il Circolo Auser di Cosenza: “Perché non mantenere l’ospedale a Cosenza e realizzare un Policlinico Universitario all’Unical, destinato alla ricerca e alla formazione, senza compromettere l’assistenza sanitaria cittadina?”.
Più che domandarsi dove sorgerà il nuovo ospedale, è necessario chiedersi quale sarà il futuro della città di Cosenza e della sanità pubblica. La politica ha una grande responsabilità: prendere decisioni senza condannare la città a un progressivo declino, ma garantendo un progetto di sviluppo organico e sostenibile.