di Orlandino Greco*

Il Decreto Sicurezza, approvato definitivamente dal Senato, rappresenta una scelta giusta e necessaria, probabilmente non bastevole ma che pone un freno alla deriva “del tutto è possibile”. Lo dico senza mezzi termini: non possiamo più accettare che chi distrugge il patrimonio pubblico, come è successo in questi giorni al Parco del Benessere a Cosenza, ruba, aggredisce o delinque in ogni forma la faccia sempre franca. Troppo spesso ci accorgiamo della pericolosità di certe persone solo dopo che è successo qualcosa di irreparabile.

E questo, da cittadino prima ancora che da uomo delle istituzioni, non voglio più accettarlo, ma allo stesso modo ritengo necessario un lavoro istituzionale sulla prevenzione e sulla educazione. Ogni volta che una vittima rimane senza giustizia, che un criminale torna libero il giorno dopo, che un agente delle forze dell’ordine viene aggredito mentre fa il proprio dovere… ogni volta, lo Stato perde un pezzo della sua credibilità.

Servono pene certe e più severe, una volta accertata la responsabilità, servono regole chiare, serve rigore. Non si tratta di fare propaganda. Si tratta di dire con forza che la legalità non è un optional, è il fondamento di ogni comunità civile. Chi rispetta le regole ha diritto a sentirsi protetto. Chi le infrange deve sapere che ci saranno conseguenze, vere. Ho letto le polemiche di chi teme un “bavaglio” al dissenso. Ma io credo che la libertà di manifestare non possa diventare il diritto di bloccare strade, impedire lavori pubblici, fermare intere città. La protesta è legittima.

L’abuso, no. Se oggi esistono movimenti che scelgono l’interruzione forzata come forma di comunicazione, allora sì: è giusto intervenire. Anche in questo, il decreto va nella direzione corretta. La sicurezza non è di destra né di sinistra. È una responsabilità. È la condizione per vivere in pace, per lavorare, per crescere i nostri figli senza paura. E chi rappresenta le istituzioni ha il dovere di non voltarsi dall’altra parte.

Non è una battaglia nuova. Già Cicerone, oltre duemila anni fa, affermava: “Salus populi suprema lex esto” – la salvezza, la sicurezza del popolo, sia la legge suprema. Perché senza sicurezza, non c’è res publica. Non c’è civiltà, non c’è città. Una comunità che non sa tutelare i suoi cittadini è destinata a cedere al caos, all’arbitrio, alla paura. Io sto dalla parte delle persone perbene. Di chi lavora onestamente. Di chi indossa una divisa e protegge la collettività. Di chi ogni giorno rispetta le leggi. Per questo dico sì a questo provvedimento. Non perfetto, forse. Ma necessario. Perché non possiamo continuare ad accorgerci del problema sempre e solo dopo.

*Sindaco di Castrolibero