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Vien da chiedersi in momenti come questi se l’autorità giudiziaria e le forze dell’ordine siano davvero messe nelle condizioni di contrastare il crimine organizzato. Due parole che, in Calabria, significano una cosa sola: ‘ndrangheta. È una domanda legittima, soprattutto dopo l’escalation che si registra a Cetraro: un omicidio di chiaro stampo mafioso e un’intimidazione ai danni dell’azienda Ecologia Oggi, del patron del Cosenza Calcio, Eugenio Guarascio. Anche in questo caso la paura fa novanta, direbbero a Napoli. Ma qui, la realtà supera la fantasia.
Bisogna allora chiedersi se gli strumenti per combattere la mafia siano davvero sufficienti a ribaltare il corso degli eventi. Le operazioni di polizia giudiziaria, per quanto importanti, hanno spesso l’effetto di una tachipirina: abbassano la febbre, ma la patologia resta. In parole povere: i delitti sono la manifestazione visibile di un potere criminale che si adatta, cambia forma e strategia.
In Calabria, purtroppo, siamo abituati a convivere con tutto questo. Siamo “ostaggio” mediatico di notizie impossibili da ignorare. Le raccontiamo, le analizziamo, ascoltiamo gli esperti e gli appelli delle istituzioni. Quello di ieri, del sindaco di Cetraro Giuseppe Aieta, colpisce nel profondo. Il suo volto è provato. Sa di non farcela da solo e chiede l’aiuto del Governo.
Ma cosa significa, concretamente, invocare le Istituzioni? Aspettare che il capo del Governo venga in Calabria con ministri e alti rappresentanti delle forze dell’ordine? Sarebbe un gesto dovuto, certo, ma solo se preceduto da qualcosa di concreto. A Cetraro, come nella Sibaritide e in tutte le zone soffocate dal potere mafioso, non servono parole. Servono fatti. Fatti come il rafforzamento dei presidi di legalità. Più forze dell’ordine, certo, ma anche più magistrati. Non solo a Paola, ma in tutto il Distretto. Le indagini non possono reggersi su tre marescialli e un pubblico ministero oberato da decine di altri fascicoli. Serve potenziare, non depotenziare. E anche il Csm deve fare la sua parte, riconoscendo le vere emergenze.
Non prendiamoci in giro. I maxi processi sono importanti, ma sono solo un tampone. I clan si riorganizzano, viaggiano ad Alta Velocità e cambiano gli equilibri. Vale per Cetraro come per Cassano, Corigliano e Cosenza.