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L’aula 16 del Tribunale di Cosenza, ieri mattina, ha ospitato la cerimonia di insediamento del nuovo procuratore della Repubblica, Vincenzo Capomolla. Ad accoglierlo, una platea numerosa e partecipe: magistrati, avvocati, rappresentanti delle forze dell’ordine, delle istituzioni civili e religiose.
Su Capomolla si sono spese parole condivisibili e sincere. Ciò che colpisce, al di là dei riconoscimenti, è il suo equilibrio, il rispetto dei ruoli istituzionali, la capacità di ascoltare e valorizzare tutte le componenti della società civile. Emblematico, in questo senso, il suo riferimento al ruolo della stampa: non ossequiosa, né prona, ma critica, stimolante, autentico cane da guardia della democrazia.
In pochi minuti, Capomolla ha dimostrato di che pasta è fatto. Ha trasmesso messaggi chiari, fondati sull’importanza del dialogo e del gioco di squadra. Ha già dato prova di essere un capo autorevole, richiamando nel suo intervento l’essenzialità del personale amministrativo, vero motore del funzionamento quotidiano della Procura.
Eppure, durante la cerimonia, non sono mancati interventi che sembravano suggerire un’idea sbagliata: che fino a ieri, la Procura di Cosenza fosse rimasta immobile. Alcuni hanno usato verbi come “inizierà” o “sarà”, quasi a voler sottintendere un passato di stasi.
La realtà, però, racconta un’altra storia. Negli ultimi anni, la Procura di Cosenza ha svolto un lavoro fondamentale nel contrasto alla criminalità organizzata, alla mala gestione della cosa pubblica e al degrado della sanità. Lo testimoniano le inchieste, i processi, i risultati concreti.
Negli ultimi mesi, la città è stata attraversata da gravi episodi di cronaca che hanno turbato l’opinione pubblica. Anche in queste circostanze, Procura e ufficio GIP hanno mostrato equilibrio e rigore, tutelando le garanzie degli indagati e resistendo alle derive mediatiche che, come noto, sanno creare mostri con disinvoltura.
Negli ultimi dieci anni – prendendo come riferimento un periodo ampio – la Procura di Cosenza ha fornito un impulso decisivo alla Dda di Catanzaro, contribuendo all’apertura di numerosi filoni investigativi sul traffico di droga. Le operazioni di polizia giudiziaria sono state decine, e hanno permesso di ricostruire le reti di approvvigionamento degli spacciatori che riforniscono la città. Un fenomeno drammaticamente diffuso e profondamente sociale, che ha conosciuto fasi di intenso contrasto anche grazie all’intervento dei magistrati antimafia.
Chi conosce gli atti giudiziari – e non si limita a parlare per sentito dire – sa bene che da “Nuova Famiglia” in poi, molte delle più importanti inchieste antimafia hanno avuto origine proprio nella Procura bruzia. Le indagini “Reset” e “Recovery”, ad esempio, affondano le radici in un procedimento penale denominato “Terra bruciata”. I fatti parlano da soli, e smentiscono ogni tentativo di oscurare o minimizzare il lavoro svolto finora, quasi che solo il “nuovo” sia portatore del giusto.
Capomolla, per fortuna, non rientra in questa logica. Lo ha dimostrato, avendo già operato da procuratore aggiunto a Catanzaro e da coordinatore delle inchieste antimafia nel circondario di Cosenza. Ha avuto modo di toccare con mano la professionalità e la determinazione dei magistrati cosentini.
È bene però ribadirlo: il lavoro della Procura di Cosenza, passato, presente e futuro, non si esaurisce nel solo contrasto alla droga.
Economia e sanità al centro delle inchieste
Cosenza Channel ha più volte posto l’attenzione sulle difficoltà del tessuto economico urbano: tra arricchimenti illeciti, evasione fiscale, fallimenti sospetti e distrazioni milionarie, il lavoro della Procura è stato prezioso. Sul fronte sanitario, l’attività investigativa si è concentrata su due vicende cruciali degli ultimi vent’anni: l’inchiesta “Sistema Cosenza”, che ha portato alla luce l’impossibilità dell’Asp di approvare i bilanci, e l’indagine per truffa contro una cooperativa emiliana. Più recentemente, si è chiusa l’indagine sui dipendenti che avrebbero percepito somme indebitamente per turni festivi mai effettuati.
A tutela dei cittadini, è attiva anche l’inchiesta nazionale sugli autovelox non omologati, che prosegue con passo deciso.
Una squadra solida, ma a rischio depotenziamento
Capomolla, dunque, non troverà fantasmi né scheletri negli armadi. Troverà piuttosto donne e uomini dello Stato che lavorano con professionalità e spirito di servizio. Come ha sottolineato la Camera Penale di Cosenza, la Procura continuerà nella sua azione, che certamente sarà rafforzata dall’arrivo del procuratore di Monterosso Calabro, figura stimata per esperienza e competenza giuridica. Ma soprattutto un personale amministrativo attento e scrupoloso.
Ma c’è un problema, e non è secondario. La Procura di Cosenza si prepara a salutare almeno tre magistrati, destinati a sedi importanti come Catanzaro, Reggio Calabria e Pisa. Senza contare le possibili ulteriori uscite, legate alle scelte del Consiglio Superiore della Magistratura. È stato lo stesso consigliere togato, Maria Vittoria Marchianò, a richiamare l’urgenza di risposte rapide e concrete da parte dell’organo di autogoverno della magistratura.
Al procuratore Capomolla vanno i nostri migliori auguri. E accogliamo con favore l’appello rivolto alla stampa: noi, come sempre, risponderemo “presenti”.