Un uomo semplice, un gigante davanti ai potenti della Terra. Una vita dedicata ai poveri, agli ammalati, alla sofferenza, alla preghiera e all’irritualità nel mondo della Chiesa. Papa Francesco ha rappresentato uno spartiacque: ha spazzato via gli stereotipi, ha chiesto scusa per gli abusi sui bambini commessi da membri del clero, e non si è mai girato dall’altra parte.

Un Papa autorevole tra tanti autorevoli. Diverso da Giovanni Paolo II, diverso da Benedetto XVI: i Pontefici che hanno segnato la storia degli ultimi trent’anni. Ma lui ha segnato i cuori. Il suo modo di vivere ha contagiato tutti. Basta lusso, spazio all’essenziale. Anche tra le mura solenni del Vaticano. Un gigante tra i giganti. L’argentino tra gli europei, con quel senso di appartenenza che lo ha reso visibile agli occhi degli ultimi. Come i detenuti.

Papa Francesco ha stravolto la Chiesa. Forse avrebbe voluto fare di più, ma ha fatto ciò che poteva, in un mondo difficile, misterioso e complesso.

Chi gli è stato accanto, a Roma o da ideologie lontane chilometri e chilometri, ha condiviso il suo pensiero. Ha diffuso il suo “verbo”. Ha rimesso la Chiesa al centro del villaggio. Ma non era solo il Papa. Era soprattutto il Vescovo di Roma. E a Roma ha condotto una vita semplice, coerente con la sua visione.

Papa Francesco mancherà a tutti. Anche a chi, per ragioni ideologiche o culturali, lo ha considerato un avversario. Perché certi uomini non si dimenticano. Si rispettano, si onorano. E si piangono.