Tutti gli articoli di Eventi
PHOTO
Con l’arpeggio di Asturias di Albeniz! che ispirò la celebre Spanish Caravan dei Doors, il sipario si è alzato sull’atto conclusivo di una Primavera del cinema di Cosenza più movimentata del solito.
Già dal pomeriggio, con l’arrivo dei primi attori in albergo, il fermento era palpabile tra gli appassionati cinephile cosentini a caccia di autografi e degli immancabili selfie. Intorno alle otto e trenta di sera, mentre dal cielo la pioggia torrenziale di poco prima aveva lasciato il posto a un’acquerugiola lieve, lo spettacolo è cominciato davvero al cinema Citrigno, vestito a festa per la consegna dei premi Federico II. In sala c’era anche il figlio di Marco Bellocchio, Piergiorgio, oltre ai due rappresentanti della Film Commission Calabria: Giampaolo Calabrese (Project manager) e Alessandro Russo (responsabile comunicazioni). Nessuna traccia di Anton Giulio Grande, commissario in scadenza di mandato.
Scende la pioggia ma che fa…
Un piccolo inconveniente ha battezzato – con la pioggia – le prime battute dello show. Il tetto del cinema, rimasto aperto, ha bagnato il pubblico che si trovava proprio sotto, creando un siparietto abilmente gestito dal conduttore Massimo Proietto e immortalato da un divertito da Louis Garrel che ha scattato una foto alla galleria in fuga.

Sul tappeto rosso
Ad arrivare alla spicciolata, sul tappeto rosso, Laura Morante, Isabella Ragonese, Giampaolo Morelli e Vinicio Marchioni, attore di origini calabresi, che prima del red carpet ha presentato il suo romanzo “Tre notti” (Rizzoli), alla libreria Mondadori di piazza XI settembre, presentato da Alba Battista.
Louis Garrel: vive l’Italie!
A giungere per ultimo, l’ospite internazionale: Louis Garrel, attore e regista francese di grande talento e anche straordinario intrattenitore. L’attore, che conobbe la fama grazie a The dreamers di Bernardo Bertolucci, si è concesso ai flash e ai fan assiepati lungo la passerella, divertendo il pubblico dal palco con gli aneddoti della sua infanzia raccontati con grande ironia e divertissement. «Io adoro l’Italia e devo dire che la lingua italiana che è molto più bella del francese e questo mi fa sentire complessato. Jean Cocteau diceva che gli italiani sono francesi di buon umore, è proprio così. Quando sono in Francia sono pessimista, quando vengo in Italia ottimista» ha detto tra le risate del pubblico.
«Credo di aver subito una specie di trauma quando a sei anni partecipai al mio primo film. Mia mamma interpretava mia mamma, mio padre mio padre e mio nonno mio nonno. In una scena c’era mia madre a letto con un’amante, ed era un tipo grosso con un grande leone tatuato che a un certo punto si avvicina e mi fa: “I leoni possono essere molto aggressivi”. Uno shock».
Ha poi ricordato Bertolucci sul filo degli ossimori: «Era di una cattiveria dolce, mi piaceva e mi manca. Prima di lavorare con lui non lo conoscevo affatto, né avevo visto i suoi film salvo “Ultimo tango a Parigi” che ho guardato, come tutti, solo nella mia stanza. Dopo The Dreamers ho fatto un film che è andato a Cannes. Il giorno successivo alla proiezione mi chiama Bernardo al telefono e mi dice: “Beh, so che è stato un fallimento”. Sono rimasto un po’ male. Ma lui era fatto così. Lo adoravo». Ha anche riservato parole tenere nei confronti anche di Valeria Bruni Tedeschi, la sua ex moglie, «che mi ha fatto entrare in un mondo che non conoscevo».
Vinicio Marchioni, ha poi emozionato il pubblico con il racconto delle sue origini crotonesi. «Il mio cuore è in Calabria, i miei migliori amici sono qui. Spesso prendo la macchina, macino seicento chilometri e scendo giù perché ne sento il bisogno». Ha raccontato il suo rapporto con la recitazione, con i suoi personaggi più noti. Isabella Ragonese, luminosa e sorridente, dopo aver trascorso il pomeriggio in giro per il centro storico di Cosenza ha detto alla platea: «È stata una bella passeggiata ma una cosa devo dirla: sono molto dispiaciuta perché nessuno mi ha ancora invitata a recitare nel teatro Rendano. Faccio un appello: chiamatemi!»
Giampaolo Morelli, con la sua verve irresistibile, ha raccontato la sua esperienza d’attore con Coliandro e poi degli anni dopo il successo, in cui il telefono aveva smesso di squillare. «Dopo il terzo anno avevo cominciato a pensare a un piano B, e ho ricominciato a fare provini per piccole parti, insomma sono ripartito da zero e poi… ecco che è tornato Coliandro». Il 17 ottobre tornerà al cinema come attore e regista ne “L’amore e altre seghe mentali“.
Poi è arrivato l’uragano Laura Morante. Fascino e tempesta. «Per favore facciamo un’intervista breve o rischio di dire qualcosa che non dovrei» sono state le prime parole affidate al conduttore. Ma il fiume Morante ha comunque rotto gli argini, nonostante la voglia di prudenza, conquistando il pubblico cosentino con la sua sincerità disarmante. «Non sono mai stata una brava a coltivare le relazioni sociali – ha ammesso candidamente -, ho pochi amici… quattro forse» ha detto spiegando le dita della mano. «Verdone? Mai stato amico. Muccino, nemmeno. La parte che avevo nella sua serie, “A casa tutti bene”, una noia! Vabbè. Quando ho cominciato a fare l’attrice era più facile di ora, e io ne sono la dimostrazione: ho avuto una carriera lunga e feconda nonostante non sia una brava con le relazioni sociali. Poi devo dire la verità: nella mia carriera ho incontrato più attori vanesi e antipatici che attrici insopportabili. Un esempio? Harvey Keitel, terribile. Giravamo di notte in un cimitero in Romania e faceva un freddo incredibile. Lui ci costrinse a rimanere nel gelo per accertarsi che nell’inquadratura lui venisse in un certo modo. Nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi e dirgli che volevamo andare a casa. Allora andai io».
Tra le persone che ama ricordare da un punto di vista umano cita solo Monicelli. «Se credo che i brutti ricordi vadano scansati? No, altrimenti non andrei dall’analista». Sul suo essere anche regista, Morante scrolla le spalle. «Ho diretto il primo film, in Francia, è andato bene e ho fatto il secondo. Il terzo? Non me lo fanno fare». E così che Pino Citrigno, in fase di ringraziamenti conclusivi, ha teso una mano all’attrice. «Laura, se vuoi dirigere un film, tienici in considerazione». E chissà che l’attrice non la stringa e guadagni un nuovo amico. Di posto sulla sua mano ancora ce n’è.