“Io sono corpo” questo il focus del festival Ailoviù alla seconda edizione. Quest’anno l’evento pone al centro del dialogo il corpo nelle sue variazioni e nel suo diritto di esistere. Ad accompagnarci in questa analisi sarà il racconto di attori e danzatori.


Siamo partiti da una riflessione di Gilles Deleuze “Che cosa può un corpo” queste le sue parole. “Noi che sproloquiamo sull’anima e sullo spirito non sappiamo per niente cosa può un corpo. Il corpo è definito dall’insieme dei rapporti che lo compongono, o, stessa cosa, dal suo potere di essere affetto. Finché non conosceremo il potere di essere affetto del nostro corpo, finché questo sapere sarà alla ventura della casualità degli incontri, non potremo vivere una vita saggia, non raggiungeremo la saggezza.”Da qui è nata la nostra riflessione sul corpo come strumento d’amore.

Il corpo qualunque esso sia, in qualunque sua fattezza è strumento d’amore: si fa musica, è casa, resilienza, dolore, senso, desiderio, felicità. Balla la danza del mondo se gioioso, piange le vita se è triste. Il corpo è libertà, resistenza, prigione. Gabbia e lucchetto; ma il corpo, quando è incontro, diventa una composizione che esprime il massimo dell’energia. Una cattiva e inadeguata percezione dei corpi, della società, dell’altro, condurrà ad una cattiva composizione della vita. Porterà ad una mancata umanità, ad una stasi.


Per la complessità emotiva che esprime il corpo, l’edizione di quest’anno del festival sarà volta alla danza e al teatro, che con il loro linguaggio armonico e dinamico, diventeranno spazi di riflessione e ridisegneranno nuove geometrie dell’essenza.


L’appuntamento sarà al Museo Bretti e degli Enotri di Cosenza, spazio magico e antico, che darà il benvenuto al festival il prossimo 14 settembre alle ore 18,00.  

I performer nelle loro evoluzioni, tra parole silenzi e azioni, scriveranno partiture per la creazione di nuove anatomie in dialogo fra musica e la scrittura.