L’oggetto della protesta è chiaro che più chiaro di così non si può: i nuovi orari di lavoro, in particolare dei Blue Team. Oggetto di una sperimentazione concordata lo scorso settembre, definito poi “fallimentare” dagli stessi sindacati, è stato – spiegano le sigle unite – messo in atto unilateralmente dall’azienda. E così sono iniziate le proteste. Anche a Rende, in via Repaci, sotto E-distribuzione, questa mattina c’è stata una manifestazione con sciopero.

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«Oggi siamo qua per protestare contro le azioni unilaterali che l’azienda Enel e la E-distribuzione in particolare sta portando a termine, azioni e decisioni unilaterali che hanno dei riflessi immediati sui lavoratori». Il segretario regionale FILCTEM CGIL, Antonio Mangano, spiega così le ragioni dello sciopero E-Distribuzione e della protesta davanti alla sede di Rende. «L’azienda ha messo in atto una decisione unilaterale mettendo seriamente a rischio 7.000 lavoratori circa in tutta Italia. Questo avviene in una organizzazione del lavoro che già dal 2022 denunciamo non essere efficace ed efficiente per poter mettere a terra gli investimenti necessari».

Sciopero E-Distribuzione a Rende, Mangano: «In gioco il futuro della Calabria»

Secondo Mangano è in gioco anche il futuro della Calabria. «Siamo una delle regioni fanalino di coda per la qualità del servizio elettrico nazionale. Abbiamo maggiore bisogno di investimenti per essere protagonisti nelle transizioni che ormai sono pienamente dentro la nostra quotidianità e quindi la transizione energetica, digitale e ambientale». E i cambiamenti presi dall’azienda, spiega il segretario regionale FILCTEM CGIL, impatteranno proprio sul futuro energetico della regione.

«Questa ulteriore azione rende questa disorganizzazione, la chiamiamo noi, ancora più disorganizzata, per cui c’è il serio rischio di non poter mettere veramente a terra gli investimenti che ENEL si era proposta e che affiancano quelli del PNRR, che sono investimenti indispensabili per la nostra regione». La mancanza di questi investimenti, spiega Mangano, «impedisce alla Calabria di poter essere una regione di carattere europeo e che possa attrarre quindi qua anche investimenti per creare quel tessuto industriale di cui la Calabria ha necessità».