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Gli ultimi dati Istat di gennaio su febbraio hanno rivelato un nuovo incremento dell’inflazione, con il dato annuale di Cosenza che si attesta al 1%, superando di poco la media nazionale ferma all’0,8%. Questo aumento ha un impatto diretto sulle tasche delle famiglie, con una spesa aggiuntiva stimata di 177 euro all’anno secondo l’Unione Nazionale Consumatori.
Il carovita, fenomeno che rende più pesante il carrello della spesa dal punto di vista economico, ha reso evidenti le sfide finanziarie che le famiglie cosentine devono affrontare. I prezzi alimentari sono aumentati su quasi tutti i beni di largo consumo, con aumenti significativi su prodotti come il pane (+30 centesimi al chilo), la carne di bovino (+94 centesimi al chilo) e il tonno in scatola (+80 centesimi al chilo). Anche l’olio d’oliva extravergine ha subito un rialzo notevole, passando da un prezzo medio di 5,02 euro al litro a 8,87 euro al litro in soli dodici mesi.
Questo trend al rialzo non risparmia neppure i vegetariani, con aumenti sui prezzi delle zucchine (+84 centesimi al chilo) e della lattuga (+1,26 euro al chilo). Questi aumenti rappresentano un peso significativo sulle finanze delle famiglie cosentine, che devono fare i conti con un reddito disponibile medio di circa 15.009,2 euro all’anno, posizionando la città al 95º posto nazionale. In confronto, la media nazionale è di 21.114,8 euro, lasciando un divario di 6.100 euro a disposizione in meno per le famiglie di Cosenza.
In questo contesto, le famiglie sono costrette a tenere sotto stretto controllo la spesa e ad adottare misure di risparmio per far fronte alla crescente pressione economica. L’inflazione, in particolare sul fronte alimentare, sta erodendo il potere d’acquisto delle famiglie, che si trovano a dover fare scelte più oculate e a rinunciare a determinati beni e servizi per mantenere un bilancio finanziario equilibrato.
La ricerca di soluzioni a lungo termine per affrontare l’inevitabile impatto dell’inflazione sulle famiglie cosentine diventa quindi una priorità, con l’auspicio di politiche economiche e sociali che possano mitigare gli effetti negativi e favorire una maggiore equità e sostenibilità nell’accesso ai beni di prima necessità.