di Donatella Bruni

La differenza, tra l’inferno della mafia e la normalità del nostro quotidiano, potrebbe essere rappresentata figurativamente con una sciarpa verde in lana. Verde, come il colore della speranza; in lana, per le proprietà della fibra, isolante e traspirante.

A illustrare questa metafora è stato il magistrato Andrea Apollonio. Con queste parole ha concluso la presentazione del suo romanzo L’Inferno non prevarrà, pubblicato per i tipi di Rubettino Editore.

L’evento si è tenuto a Cosenza, nella cornice di Palazzo Grisolia, il pomeriggio del 21 maggio. Oltre all’autore, erano presenti l’ex procuratore aggiunto di Cosenza Marisa Manzini, oggi alla procura generale di Catanzaro, il moderatore della serata e giornalista di Lacnews24, Franco Laratta, e il professore di materie economiche Peppino De Rose. Il libro di Andrea Apollonio L’inferno non prevarrà racconta le vicende del magistrato Salvatori, alle prese con un’indagine sulla mafia dei campi: si tratta della mafia che ha interesse a gestire terreni agricoli, alle pendici dei monti Nebrodi in Sicilia, per richiedere fondi europei e arricchirsi illecitamente.

Il pubblico presente ha sollecitato l’attenzione dei moderatori sul rapporto tra giovani, legalità ed Europa. Apollonio, Manzini e De Rose hanno convenuto sull’idea che le nuove generazioni necessitino di un sostegno morale, per individuare il discrimine tra la legalità e l’illegalità. “La gioventù del romanzo, come è stata definita, vive in un sistema non allineato alla capacità di costruire qualcosa di legale”.

Sotto questa veste si può allora ravvisare l’intento escatologico del romanzo, a detta dello stesso autore. L’inferno non prevarrà, eppure è dura tenere testa al malaffare che pervade l’ambiente agricolo, nella fattispecie della narrazione. Solo un Salvatori (cognome del protagonista) può redimerci.