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Francesco Vilotta, giovane docente e filosofo cosentino, dopo l’ottimo debutto con un libro dedicato a Pasolini, torna in libreria con un libro dedicato ad Alda Merini.
Figura poliedrica nel panorama culturale calabrese e italiano, Vilotta è giornalista e autore cine-televisivo, ha saputo coniugare il suo amore per la cultura con una vivace attività intellettuale che lo ha portato a spaziare tra diversi ambiti: dall’insegnamento alla scrittura, fino al mondo del cinema e del teatro, sue grandi passioni. Attualmente vive a Modena, dove lavora come docente.
Il suo debutto nel mondo della letteratura arriva con “L’Eretico. Pier Paolo Pasolini. Pensieri, opere e parole”, edito da Edizioni Erranti, un’opera che ha saputo catturare l’attenzione del pubblico e della critica, tanto da essere insignita di prestigiosi riconoscimenti come il Premio La Ginestra di Firenze, l’Assosinderesi Award e il Premio Casentino per la Critica e la Ricerca. Un’opera che esplora con profondità la complessità del pensiero di
Il suo nuovo libro si intitola “La ragazza dei Navigli. Alda Merini. Vita, opere e parole”, edito nuovamente da Edizioni Erranti, è un omaggio sincero e appassionato alla poetessa milanese. Non una semplice biografia, ma un viaggio emozionante attraverso le parole, le emozioni e la vita tormentata e creativa di una delle voci più straordinarie del Novecento. Ne abbiamo parlato con l’autore.
«Il mio libro su Alda Merini è nato dal desiderio di esplorare e condividere la profondità della sua poesia e della sua vita, intimamente intrecciate tra loro. Ogni verso della Merini è come una finestra sulla sua anima, una sfida per noi lettori e studiosi a comprendere la sofferenza, la passione e la fede che permeano la sua opera.
Parlare di Alda Merini rappresenta una grande sfida, particolarmente complessa. Non deve essere stato facile affrontare la Merini donna e la Merino poeta. «Affrontare la figura di Alda Merini significa avventurarsi in un territorio in cui biografia e poesia si fondono, rendendo quasi impossibile distinguere tra la poetessa e la donna. La sfida è stata quella di trattare la sua vita come un’estensione della sua arte, restituendo l’immagine di un’esistenza che trova significato attraverso la poesia».
Separare la poetessa dalla donna. Quasi impossibile.
«In Alda Merini, la poesia trascende, emerge prepotentemente da ogni aspetto biografico, suggerendo che sia la sua vita stessa a derivare dalla poesia, e non viceversa. La sua poesia è così intrinsecamente legata alla sua esistenza che separarli diventa quasi impossibile; entrambe convivono e si nutrono a vicenda».
Merini ha vissuto un dramma nella sua vita, toccando il fondo e la cattiveria dell’esistenza umana. Come ha potuto risorgere?
«Alda ha trovato nella poesia il mezzo per trasfigurare il dolore, rendendolo una forma di riscatto e resurrezione. La scrittura per lei è stata una via di salvezza, capace di purificare gli avvenimenti più oscuri della sua vita e trasformarli in testimonianze universali».
La Merini è tra i più grandi poeti del ‘900, riuscendo ad essere amata dalla gente, pur rimanendo raffinata e quasi ‘aristocratica’ nei suoi inconfondibili versi.
«La poesia di Alda Merini tocca corde profonde proprio perché, pur nella sua intensità e raffinata eleganza, riesce a esprimere sentimenti umani e comuni. La sua grandezza risiede nell’essere popolare senza scadere nella banalità, unendo lirismo e autenticità in modo straordinario».
La poesia della Merini che hai amato più delle altre.
«È difficile sceglierne una, perché ogni poesia della Merini sembra contenere una parte della sua anima. Tuttavia, “La Terra Santa” rimane un capolavoro assoluto, capace di comunicare il dramma e la redenzione, la sofferenza e la forza vitale che caratterizzano il suo percorso».
“Lì dentro eravamo ebrei
e i Farisei erano in alto
e c’era anche il Messia confuso dentro la folla:
un pazzo che urlava al Cielo tutto il suo amore in Dio”.
In questo pezzo tratto da La Terra Santa troviamo la Merini che esprime il disagio dei manicomi, nella consapevolezza che dietro ad ogni ragione c’è sempre un po’ di follia. Così pure nel manicomio dove in tanti sono entrati. E ne sono usciti poeti.