Una piazza di spaccio a Milano gestita da cosentini. Un disegno che avrebbe potuto realizzarsi nel 2018, se solo i maggiorenti dei clan locali non si fossero opposti proprio all’ultimo momento. È quanto racconta l’aspirante pentito A. C., oggetto misterioso delle inchieste “Reset” e “Recovery”, che indica in Marco D’Alessandro l’uomo che coltivava questa ambizione: mettersi in proprio e affrancarsi dal clan Lanzino. Passaggi tutt’altro che scontati, tant’è che l’operazione avrebbe potuto chiudersi previo pagamento di un prezzo molto salato.

A tal proposito A. C. racconta di una riunione svoltasi a Saporito per affrontare l’argomento. Un meeting di mafia a cui lui stesso avrebbe preso parte da spettatore. In quella sede, i gerarchi rendesi della cosca avrebbero posto due condizioni per “liberare” D’Alessandro: il pagamento di una cauzione da sessantamila euro e poi la consegna della lista di spacciatori al suo servizio, ben cinquantuno secondo l’aspirante pentito. Un tributo che il diretto interessato sarebbe stato disposto a versare, ma tant’è: l’operazione salterà in extremis per volontà di Michele Di Puppo, contrario alla partenza di un membro importante del suo gruppo.

In quel periodo, però, analoghe tentazioni di conquista del capoluogo lombardo sarebbero state accarezzate da un altro gruppo criminale specializzato nelle truffe online. Il loro progetto, semplice ed efficace, era quello di individuare bersagli danarosi,  svuotare i loro conti correnti e trasferire i soldi su altri conti intestati a persone incensurate che proprio A.C.  avrebbe dovuto reclutare. Il gruppo avrebbe avuto sede operativa a Milano e oltre al supporto di hacker specializzati, contava su quello di un insospettabile consulente finanziario che si sarebbe prestato al gioco per ripianare i debiti contratti con gli usurai.