Tiziana Mirabelli e Rocco Gioffrè insieme prima dell’omicidio. È quanto si evince dai video mostrati in Corte d’Assise a Cosenza nel corso del processo contro l’operatrice sociale, rea confessa del delitto di via Monte Grappa, commesso il 14 febbraio 2023, all’interno dell’appartamento di proprietà della donna.

I momenti cruciali sarebbero avvenuti intorno alle 6.46 del giorno in cui l’anziano di San Fili è stato ucciso con 47 coltellate. In questo frangente si vede Tiziana Mirabelli entrare nell’abitazione della vittima. L’ingresso è stato immortalato dalle telecamere di videosorveglianza installate nella casa di Gioffrè, piazzate di fronte la porta blindata. La donna non ha ancora alcuna ferita alle mani.

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L’altro passaggio significativo per la procura di Cosenza è quello delle 8.21, come indicato dal pubblico ministero Maria Luigia D’Andrea nel corso della visione del filmato. Il testimone qualificato ha proiettato l’arrivo del figlio Aldo e della figlia Francesca, entrambi stretti congiunti di Rocco. Il militare dell’Arma ha riferito che si trattava di scene di vita quotidiana. «Solo il figlio maschio per quanto di mia conoscenza abitava con il padre, ma non ho accertato questa cosa». I figli, secondo quanto dichiarato dal teste Covello, si dedicavano alle pulizie in casa del padre e in una circostanza la telecamera sarebbe stata spostata in termini direzionali.

L’altro orario è quello delle 10.32 quando Tiziana Mirabelli ha le mani fasciate, segno evidente della colluttazione con la vittima, ed entra in casa di Rocco Gioffrè. Questo significa che l’assassinio è già avvenuto, tra le 6 e le 8 di mattina del 14 febbraio 2023, come ricostruito dai medici legali e pure dalla stessa imputata ai carabinieri del Comando Compagnia di Cosenza. Dalle immagini si vede anche un indumento, potrebbe essere una felpa, servita (probabilmente) in seguito alla donna per nascondere il coltello. Felpa che nella precedente udienza non era stata riconosciuta dal teste Covello.

In una fase precedente, quando ancora Rocco Gioffrè è vivo, si vede, secondo il teste, l’uomo prendere il portafoglio e le chiavi di casa. «Ho dedotto che stesse per uscire di casa., ma sono a conoscenza che non è stato rinvenuto né il portafoglio né le chiavi» ha risposto Covello, alla domanda del presidente della Corte d’Assise Paola Lucente. «Ma che sia un portafoglio o un borsello, quindi qualcosa di rigido, si vede il contenuto?» ha chiesto l’avvocato Cristian Cristiano. «No, non si vede» ha risposto Covello.

Esame e controesame di Tufaro

Il secondo testimone di giornata è stato il militare dell’Arma, Giovanni Tufano. «Quel giorno ero a Rotondella, e nel pomeriggio del 18 febbraio 2023 ho ricevuto la telefonata di un mio collega che mi chiedeva se conoscessi Tiziana Mirabelli, la quale era nota per vari motivi». Qui entra l’elemento emerso nella prima udienza ovvero che la donna aveva confessato a un uomo di aver commesso un omicidio.

Nel pomeriggio del 18 febbraio 2023, una pattuglia dei carabinieri si era recata presso l’abitazione di Tiziana Mirabelli senza trovarla. L’imputata, qualche ora dopo, si trovava nella sala d’attesa della caserma “Grippo” e «alla stessa chiesi se avesse fatto qualcosa di brutto». In quel momento «era rilassata, calma e rispondeva le domande senza esitazioni». Il giorno dopo, Tiziana Mirabelli si ripresentava alla “Grippo” per confessare il delitto di Rocco Gioffrè.

«Tiziana Mirabelli non ha mai sporto denuncia contro Rocco Gioffrè né siamo intervenuti nella sua abitazione per presunti liti di vicinato» ha detto Tufaro al pm D’Andrea. «Né ho ricevuto segnalazioni di atteggiamenti violenti da parte di Mirabelli», ha risposto il carabiniere all’avvocato Cristiano. «Aiutava molto il prossimo», ha chiarito il militare dell’Arma, specificando che la donna era una delle attivisti del movimento cittadino “Prendocasa“. «All’esterno dell’abitazione di Gioffrè c’era una telecamera senza sim, cioè non registrava, mentre la telecamera era davanti la porta d’ingresso». I precedenti: nel 2007 fu arrestata per spaccio di droga. «Prima del delitto faceva le pulizie in un ufficio pubblico del comune di Cosenza e aveva una relazione sentimentale con una donna» ha concluso Tufaro.

Parla il luogotenente Morrone

Renato Morrone, comandante della stazione carabinieri di “Cosenza Centro“, è stato il terzo testimone di giornata. L’ufficiale della Benemerita, si è occupato di varie attività investigative, specialmente quelle riguardanti le chat acquisite dai carabinieri durante la fase delle indagini preliminari. Il teste ha parlato di un vocale ascoltato che però non è stato trascritto. «La madre ringraziava Tiziana Mirabelli di aver restituito questa carta prepagata». Il legale dell’imputata ha chiesto sul punto al testimone qualificato di non interpretare il contenuto dell’audio. Morrone ha poi svolto accertamenti bancari, evidenziando un versamento di 1800 euro in un ufficio postale da parte di Tiziana Mirabelli. Il teste inoltre ha descritto l’abitazione di Rocco Gioffrè, visitato qualche mese dopo il delitto «per evitare di contaminare la scena del crimine».

Nel controesame, l’avvocato Cristiano, sul discorso prelievi-accrediti, si è focalizzato sulla posizione di Rocco Gioffrè. «Aveva una pensione di circa 1300 euro mensili che poi prelevava allo sportello, si tratta di un dato meramente oggettivo. In precedenza aveva accreditato sul suo conto corrente, il 27 gennaio 2022, la somma di 6500 euro. A casa di Gioffrè è presente una cassaforte (posizionata in una cameretta in fondo), ma non ero presente al momento dell’apertura. So che è stata trovata qualche traccia, ma non so se fossero riconducibili alla Mirabelli».

Dalla zona in cui era stata installata la cassaforte «si può accedere a casa di Tiziana Mirabelli, c’è un muretto che si può scavalcare», che avrebbe potuto essere utilizzato per entrare a casa di Gioffrè e compiere altre attività illecite.

L’avvocato ha anche introdotto la questione relativa al furto. «Segni di effrazione alla porta non ce n’erano» ha detto Morrone. «La finestra del bagno invece era rotta», ha aggiunto il carabiniere che ha specificato come «l’abitazione di Tiziana Mirabelli è ancora sotto sequestro». Infine, l’argomento del cofanetto rosso presente nell’appartamento di Gioffrè. «Nella relazione ho scritto che era di colore nero e rosa» anche se in aula il teste ha detto che era «rosso». La difesa ritiene che questo oggetto non sia mai stato presente nell’abitazione della sua assistita.

Tornando sulla cassaforte, il teste ha dichiarato che «la chiave non è mai stata trovata, l’unico che poteva essere a conoscenza di ciò era Pasquale Aldo Gioffrè».

L’ultimo testimone

Prima di rinviare l’udienza, la difesa di Tiziana Mirabelli ha sentito il teste qualificato dell’Arma dei carabinieri Ferdinando Muraca che durante la fase delle indagini preliminari ha ascoltato diverse intercettazioni in carcere con familiari. «Non aveva contezza di essere sentita captativamente dalla polizia giudiziaria, abbiamo fatto soltanto una trascrizione, le altre non erano rilevanti ai fini dell’inchiesta». In quella fase Tiziana Mirabelli era a Castrovillari «ma parlava delle cose che faceva in carcere, in nessun caso faceva riferimento a Rocco Gioffrè» anche se il difensore dell’imputato ritiene che invece le conversazioni vertevano sul rapporto tra la donna e la vittima. Le intercettazioni non sono state mai trascritte. Per l’avvocato Cristiano si tratta di colloqui rilevanti.