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Il tribunale del Riesame di Catanzaro, presidente Sonni e relatore Migliarino, ha annullato la misura cautelare nei confronti di Silvia Guido, accogliendo la questione sollevata dalla difesa sulla cosiddetta “contestazione a catena“.
Al centro della vicenda vi è l’utilizzo, nel procedimento “Recovery“, degli stessi elementi probatori già presenti nel fascicolo del precedente procedimento “Reset“. In particolare, l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti risultava già desumibile dagli atti del procedimento Reset e dall’informativa finale della Questura, datata marzo 2022, ben sei mesi prima dell’emissione della misura cautelare del 1° settembre 2022 richiesta dalla Dda di Catanzaro.
La decisione del riesame si basa sul fatto che le intercettazioni utilizzate, così come altri atti datati e acquisiti durante il procedimento Recovery, riportavano il medesimo numero di registro generale delle notizie di reato (RGNR) di Reset. Ciò ha evidenziato come non vi fossero elementi nuovi tali da giustificare una nuova misura cautelare, rendendo così applicabile il principio della retrodatazione.
Un ulteriore punto di rilievo riguarda il ruolo di Francesco Greco, collaboratore di giustizia, il quale non avrebbe apportato alcun elemento investigativo nuovo rispetto al materiale già in possesso della procura al momento dell’emissione dell’ordinanza di Reset.
Per effetto di questa ordinanza, Silvia Guido (difesa dagli avvocati Giorgia Greco e Tanja Argirò) torna in libertà per Recovery ma rimane in carcere per Reset, a seguito della condanna di primo grado.