A metà gennaio, il gup del tribunale di Salerno, Vincenzo Pellegrino ha depositato le motivazioni che hanno portato alla condanna del giudice Marco Petrini, magistrato sospeso dal Consiglio Superiore della Magistratura, a seguito dell’inchiesta “Genesi”, coordinata dalla Dda di Salerno che ha gettato ombre sul Distretto Giudiziario di Catanzaro.

Sono 156 le pagine redatte dal giudice dell’udienza preliminare che ha spiegato nel dettaglio le condotte di reato di Marco Petrini, ex presidente della seconda sezione penale della Corte d’Appello di Catanzaro. Nello specifico, quindi, sono emerse le vicende giudiziarie che lo vedevano coinvolto insieme a Pino Tursi Prato, Emilio Mario Santoro, Francesco Saraco e tanti altri. (LEGGI QUI LA SENTENZA DI PRIMO GRADO)

Per Petrini un futuro tutto da scrivere

Il futuro di Marco Petrini è ancora tutto da scrivere. I suoi legali, Francesco Calderaro e Agostino De Caro, stanno già lavorando ai ricorsi d’appello e confidano di potersi insinuare, giuridicamente, nelle pieghe della sentenza di primo grado che, dal loro punto di vista, presenta ragionamenti che non collimano con le reali condotte del magistrato.

In verità, come ribadito anche in altri servizi, il confine giuridico, tra un reato e un altro, è molto sottile per quanto riguarda le accuse che vengono mosse al magistrato Petrini. Si tratta, sostanzialmente, di un soggetto millantatore, ritenuto corrotto dalla pubblica accusa, che pur di guadagnare soldi “facili”, ricevere regali e permettersi vacanze di lusso, prometteva di poter intervenire anche sui processi che non lo riguardavano. Così ha fatto con Tursi Prato (capo 1) e l’avvocato Saraco (capo 8). Per il gup di Salerno, però, le sue azioni criminali configurano una corruzione (capo 1, capo 2, capo 7 e capo 9), in altri casi invece manca la prova (vedi la storia sentimentale e giudiziaria con l’avvocato Marzia Tassone).

Le motivazioni della sentenza di primo grado

Gli intrecci con Emilio Santoro, Claudio Schiavone (che ha scelto un altro rito) e altri protagonisti, diretti e indiretti, dell’inchiesta “Genesi” formano la base della sentenza di primo grado che il gup Pellegrino ha motivato, analizzando passo dopo passo tutti i fatti presenti nella rubrica imputativa. Indagini e interrogatori che hanno portato il tribunale di Salerno a condannare Santoro, Saraco e Petrini. Il giudizio di merito, emesso a fine novembre del 2020, sarà fondamentale anche per gli altri imputati che, in un caso o nell’altro, potranno orientare le fasi processuali finali, avendo in mano un primo capitolo dell’inchiesta contro la corruzione nel tribunale di Catanzaro. Gli altri, capitoli s’intende, sono coperti quasi tutti dal segreto istruttorio.