Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Salvatore Ariello non farebbe parte dell’associazione a delinquere dedita al narcotraffico. Il tribunale del Riesame, annullando il capo 1 della rubrica imputativa del procedimento penale Recovery, ha condiviso in toto le argomentazioni della Cassazione sulla partecipazione o meno dell’indagato al sodalizio criminale riconducibile al clan degli italiani di Cosenza.
In diritto, la Suprema Corte di Cassazione aveva evidenziato i punti da rivalutare in sede cautelare, approfondendo il tema riguardante soprattutto la gravità indiziaria in relazione al fatto che Salvatore Ariello, secondo la Dda di Catanzaro, sarebbe stato uno dei soggetti più attivi nel traffico di stupefacenti a Cosenza e dintorni.
«L’attività d’indagine ha consentito di appurare come Ariello fosse abitualmente inserito nel contesto associativo di stampo ‘ndranghetista, difatti Daniele Lamanna annovera Ariello tra i “delegati della confederazione”, tuttavia – scrive il Riesame . le varie dichiarazioni appaiono aspecifiche con riferimento al ruolo nel settore del narcotraffico, dovendosi evidenziare l’assenza di concrete modalità di spaccio e di contestazione del delitto ex art. 73 d. p. r., 309/90, mentre il delitto estorsivo con aggravante mafiosa appare sintomatico dell’appartenenza al sodalizio di ‘ndrangheta piuttosto che al collegato sodalizio di narcotraffico».
Il tribunale ha anche osservato «come le medesime risultanze investigative non consentono di ritenere adeguatamente dimostrato, con il grado di certezza che questa fase richiede, che la condotta del ricorrente, così per come tratteggiata negli atti del procedimento, si inserisse in quella di un più ampio contesto associativo, ovvero gli egli si sia avvalso delle risorse dell’organizzazione e, soprattutto, che fosse animato dalla coscienza e volontà di farne parte e di costruire – con la tua attività illecita – al mantenimento della medesima».
«A tale conclusione – ha aggiunto il Riesame – si perviene solo ove si consideri, da un lato, che le dichiarazioni accusatorie rese dai collaboratori di giustizia si appalesano “non specifiche” e, dall’altra parte”, che le stesse non risultano adeguatamente riscontrate dal compendio indiziario in atti».
Infine il Riesame ritiene del tutto congetturale, l’affermazione secondo cui «qualunque episodio di spaccio che si verifichi nel territorio della provincia di Cosenza debba per forza di cose essere riferito sempre all’organizzazione criminale che controlla il mercato illecito degli stupefacenti, con l’ulteriore corollario che tutti coloro che risultino comunque coinvolti in una qualche attività di spaccio di sostanze stupefacenti in quell’ambito territoriale siano, solo per questa ragione, soggetti che necessariamente fanno parte dell’associazione».
Sempre il Riesame ha ritenuto sussistente la gravità indiziaria per una presunta tentata estorsione, per la quale sono stati disposti gli arresti domiciliari. Salvatore Ariello, difeso dagli avvocati Fiorella Bozzarello e Luca Cianferoni, rimane comunque in carcere per l’operazione Reset.