La “prima” Cassazione non va nella direzione auspicata dalla difesa. Gli ermellini infatti hanno dichiarato inammissibile il ricorso presentato da due imputati contro il giudice Fabiana Giacchetti, presidente del rito abbreviato di “Reset“. La linea difensiva si basava sul fatto che la Corte d’Appello di Catanzaro avrebbe potuto acquisire i documenti utili ai fini della ricusazione della togata che ha emesso il decreto che dispone il giudizio e quindi risulterebbe incompatibile nel procedimento penale che si svolge a Catanzaro con il rito alternativo.

La Suprema Corte ha dunque deciso di non accogliere il reclamo avanzato da Antonio Manzo e Fiore Bevilacqua alias “Mano Mozza”, difesi rispettivamente dagli avvocati Gianpiero Calabrese e Antonio Ingrosso. Nella prossima settimana, e anche verso la fine del mese, ci saranno altre udienze in Cassazione, sempre sullo stesso tema giurisprudenziale.

I giudici di legittimità in quel caso si troveranno di fronte le istanze di ricusazione invocate, tra gli altri, da Francesco Patitucci, boss di Cosenza, Antonio Abbruzzese detto Banana, Alessandro Cariati, Andrea Greco, Silvia Guido, Massimo Giuseppe Maione, Erminio Pezzi e Andrea De Giovanni. Nel mese di aprile infine toccherà ad Antonio Abruzzese alias “Strusciatappine”, ritenuto al vertice di un sottogruppo del clan degli “zingari” di Cosenza, al fratello Rocco Abbruzzese alias Pancione e a Francesco Curcio, provare a ribaltare l’esito della Corte d’Appello di Catanzaro.