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La prima sezione penale della Suprema Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di Giovanni Abruzzese, leader della ‘ndrangheta di Cosenza. La decisione degli ermellini ha confermato la proroga del regime penitenziario speciale 41-bis, stabilita in precedenza con un decreto ministeriale.
Abruzzese, in carcere dal 2005, aveva presentato ricorso, sostenendo che la proroga del regime fosse priva di motivazioni concrete e specifiche sul suo caso. Il suo avvocato ha evidenziato l’apparente genericità delle ragioni per cui il regime restrittivo era stato rinnovato. Tuttavia, il Tribunale di Sorveglianza di Roma aveva ritenuto le prove sufficienti a mantenere Abruzzese in questo regime speciale, in virtù del suo ruolo di vertice nel gruppo criminale “degli zingari” di Cosenza operante nell’area urbana e non solo.
Il Tribunale, secondo la Cassazione, aveva valutato con attenzione tutti gli elementi forniti, sottolineando come il clan di riferimento di Abruzzese sia ancora attivo. In particolare, durante i colloqui con i familiari, Abruzzese avrebbe dimostrato un interesse vivo per le vicende processuali dei suoi affiliati, confermando la sua influenza all’interno dell’organizzazione criminale. Questi elementi sono stati considerati rilevanti per mantenere il regime di 41-bis.
Il ricorso di Abruzzese includeva anche la menzione di presunti progressi rieducativi ottenuti durante il percorso penitenziario, ma il Tribunale ha giudicato che tali elementi non fossero sufficienti per revocare la misura restrittiva. Al contrario, sono emerse due infrazioni disciplinari nel 2023, che dimostrano una condotta non del tutto regolare da parte del detenuto.
Le dichiarazioni del Sostituto Procuratore generale, Pasquale Serrao D’Aquino, hanno sostenuto la posizione del Tribunale, affermando che «il ricorso è inammissibile» e che gli elementi di pericolosità rilevati dal decreto ministeriale giustificano pienamente la proroga del 41-bis. La Cassazione ha ribadito che la decisione del Tribunale è fondata su valutazioni prognostiche in linea con la giurisprudenza consolidata.
«La motivazione adottata è tutt’altro che apparente», si legge nell’ordinanza, che conferma la validità delle argomentazioni addotte per mantenere Abruzzese sotto regime speciale. Infine, Abruzzese ha negato ogni responsabilità per i reati associativi e di omicidio a lui imputati, riconoscendo soltanto i cosiddetti “reati comuni”. Tuttavia, tali affermazioni non hanno influenzato la decisione finale.
Il Tribunale ha dichiarato inammissibile il ricorso e ha condannato Abruzzese al pagamento delle spese processuali, oltre a una multa di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende, per le responsabilità connesse alla presentazione di un ricorso giudicato irregolare.
Giovanni Abruzzese, dai processi terminati a quelli in corso
Giovanni Abruzzese è tra gli imputati del processo ordinario di Reset. Lo stesso si trova all’ergastolo per gli omicidi di Carlo Mazzei (Missing) e Luciano Martello (Tela del Ragno), mentre è in attesa del giudizio d’appello bis per il delitto di Francesco Marincolo, dopo l’annullamento con rinvio stabilito dalla Cassazione.